I primi nomi a finire nel registro degli indagati per i reati di disastro ferroviario e omicidio colposo plurimo appartengono al personale di Ferrotramviaria. I capistazione in primo luogo, Vito Piccarreta e Alessio Porcelli, ma anche un ferroviere, responsabile movimento della stazione di Andria. Saranno formalizzati nelle prossime ore ed è probabile che non rimangano gli unici: sono al vaglio degli inquirenti le posizioni di chiunque abbia avuto un ruolo decisivo nella catena di controlli che avrebbe dovuto impedire ai treni provenienti da Andria e Corato di scontrarsi nelle campagne pugliesi, spezzando le vite di 23 passeggeri e provocando oltre 50 feriti. Le scatole nere dei due convogli coinvolti nella tragedia sono state recuperate.
Insieme alle immagini delle telecamere di videosorveglianza installate sui treni e nelle stazioni di Andria e Corato, serviranno a ricostruire l’esatta dinamica dell’incidente ferroviario. I vertici della Polfer pugliese sono al lavoro insieme al pool di magistrati che la Procura di Trani ha messo in campo per fare chiarezza su quanto accaduto. La pista seguita rimane quella che porta all’errore umano, che quasi certamente si è verificato nella stazione di Andria. I due ferrovieri in servizio martedì mattina hanno dato il via libera al regionale partito da Barletta alle 11.24 e diretto a Bari quando la linea era già occupata dall’ET1018 proveniente da Corato. Cosa possa averli indotti all’errore è al vaglio degli inquirenti, che ipotizzano una “perturbazione” di traffico nell’ora in cui è avvenuto il drammatico incidente.
Secondo una prima ricostruzione, a causa di ritardi accumulati per lavori in corso in uscita da Bari, i treni transitati dalla stazione di Corato e diretti ad Andria sarebbero stati due in pochi minuti. Il passaggio del primo convoglio potrebbe aver indotto i ferrovieri in servizio alla stazione di Andria a ritenere libera la tratta che invece era occupata dal regionale ET1018 che lo seguiva. L’ok alla partenza dato all’ET1023 fermo ad Andria e diretto a Bari avrebbe provocato il tragico impatto nelle campagne pugliesi. Un errore di comunicazione tra i capistazione in servizio ad Andria e Corato, finiti nel registro degli indagati, potrebbe essere stato quindi determinante nella dinamica dell’incidente, su un tratto ferroviario a binario unico dove le vite dei passeggeri sono affidate a dispacci telefonici inviati da una stazione all’altra per dare il “via libera” ai treni in transito. Un sistema ormai vetusto su cui la Procura ha puntato i riflettori per capire perché su quel tratto di ferrovia la sicurezza della circolazione non dipenda da automatismi tecnologicamente più avanzati come accade in quasi tutto il resto d’Italia, dove il controllo ferroviario è garantito dalla vigilanza elettronica. Le ultime comunicazioni tra le stazioni di Andria e Corato sono state acquisite dalla Polizia Ferroviaria e aiuteranno a capire chi ha sbagliato.
Un filone delle indagini si concentrerà sui ritardi accumulati per la realizzazione del raddoppio e ammodernamento della tratta ferroviaria Andria-Corato: un’opera finanziata con fondi europei che avrebbe dovuto vedere la luce nel 2015 e che invece è ancora in fase embrionale. Sotto la lente della Procura anche l’aumento del traffico sulla Bari-Barletta: il flusso di treni che ogni giorno attraversa quei binari potrebbe essere eccessivo rispetto alla capacità tecnica della linea provocando spesso rallentamenti e ritardi che mandano sotto stress il personale ferroviario in servizio, che invece nel tempo è rimasto sempre lo stesso.
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