Scossa di terremoto di magnitudo 4.2 in provincia di Parma, gente in strada in Appennino

Una scossa di terremoto di magnitudo 4.2 è stata registrata dall’Ingv nel Parmense, a 5 chilometri da Calestano, alle pendici dell’Appennino in Val Baganza.

Nella zona è in corso uno sciame sismico con almeno un centinaio di scosse dall’altro ieri. Al momento non si registrano danni a persone o cose.

La scossa si è sentita distintamente anche a Parma città, pure ai piani bassi dei palazzi. Nei comuni di Felino Marzolara e Calestano gente in strada per alcuni minuti, compresi gli occupanti di edifici pubblici. Curiosamente, l’epicentro corrisponde a una nota pizzeria del paese di Marzolara, a pochi metri dal ponte sul torrente Baganza. Al momento non si segnalano danni a cose o persone.

Dal 7 febbraio la rete sismica nazionale sta registrando una serie di eventi sismici localizzati in provincia di Parma in particolare nei comuni di Langhirano, Calestano, Fornovo di Taro. Alle ore 13.06 è stato registrato l’evento finora più forte, di magnitudo 4.2 (rivista rispetto al primo dato di 4.1) con epicentro nei pressi Calestano. Al momento (ore 14), informa l’Ingv, sono state registrate 121 scosse. Le profondità ipocentrali sono mediamente intorno a 18-20 chilometri, con eventi che raggiungono profondità anche maggiori. Finora le scosse di magnitudo maggiore si sono verificate nel pomeriggio del 7 febbraio (3.4), la scorsa notte (3.4) e alle 13 di oggi (4.2). L’area interessata dalla sequenza in corso, spiegano i sismologi, ha una sismicità storica ben conosciuta e nella quale è possibile riconoscere eventi con caratteristiche simili, anche se hanno avuto magnitudo più elevate. Un terremoto ben documentato è quello del 4 marzo 1898, con una magnitudo stimata pari a 5.4, avvertita in gran parte del nord Italia. In tempi più recenti, altri terremoti nell’area quello del 9 novembre 1983, avvenuto tra Parma e Langhirano, di magnitudo 5.0 e soprattutto quello del 23 dicembre 2008, localizzato poco a sudest della sequenza attuale, di magnitudo 5.4. “Sequenze di questo tipo sono comuni nell’Appennino settentrionale, così come in molte altre regioni d’Italia. Statisticamente, la maggior parte di esse termina dopo pochi giorni o qualche settimana, ma in alcuni casi possono durare più a lungo, soprattutto nei casi in cui si manifesti un terremoto più forte. L’area interessata dall’attuale sequenza è posta in una fascia a pericolosità sismica media e non è distante dalle zone dell’Appennino settentrionale caratterizzate da pericolosità molto alta, come quelle della Val di Taro e della Garfagnana”.

Ansa

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