
(ANSA) – RAGUSA, 22 DIC – Per anni ha scritto i “cunti” della
tradizione popolare nei sacchi di carta usati come “papiri”. Per
Carmelo Campanella, contadino di Ragusa, ora arriva un
riconoscimento letterario postumo: i suoi racconti in dialetto
siciliano, considerati dagli studiosi piccole opere
etnografiche, diventano un libro. Si realizza così quello che
Campanella inseguiva come “Il sogno del libro”.
Proprio questo è il titolo del volume antologico curato da
Chiara Ottaviano e Giorgio Flaccavento che ne hanno annunciato
la pubblicazione nel corso della manifestazione “Liberi a
Ragusa”.
In qualche modo lo stile dei “cunti” di Campanella richiama
un altro caso letterario, quello di Vincenzo Rabito autore di “Terra matta”. Ma mentre Rabito ha raccontato in una lingua
originale e irregolare la sua vita intrecciata con la storia del
Novecento italiano, Campanella ha raccolto storie, preghiere,
poesie, canzoni dalla tradizione orale. Ha cominciato a
memorizzarli dall’età di 10 anni quando il padre nelle lunghe
sere d’inverno, accanto al fuoco, gli raccontava “U cuntu della
Divina commedia” oppure “U cuntu re ru frati”. Anche la madre e
la ‘gna Carmena, amica di famiglia, come altri anziani
conoscenti erano la fonte orale del giovane contadino catturato
dai “cunti”. Campanella, morto alcuni mesi fa a 91 anni, ha trascritto
tutto nei sacchi per il mangime dei suoi animali. Poi, lasciata
la campagna, è passato al computer e quindi al web. Il suo caso
è stato scoperto da Chiara Ottaviano che lo ha raccontato nella
pagina Facebook degli Archivi degli Iblei. Da quel momento è
cominciato l’interesse degli studiosi. I “papiri” sono saltati
fuori da un baule e ora diventano un libro, il sogno inappagato
dello scrittore contadino. (ANSA).
—
Fonte originale: Leggi ora la fonte