BuzzFeed, quelli delle “golden shower” di Trump, e Paolo Attivissimo, consulente della Boldrini, contro Web365, editore di Direttanews.it e di iNews24.it.La ricetta per un’ottima censura: prendi un sito X correttamente registrato come testata giornalistica presso il tribunale competente che, da anni, fa informazione non allineata all’establishment seguito su Facebook da milioni di persone; aggiungi un po’ di discredito attraverso una (e solo una) notizia pubblicata in passato rivelatasi poi una “bufala”; mescola il tutto con l’accusa di avere creato un network per propagandare disinformazione; metti in forno con un aggiunta di mainstream media internazionali e “fact checking” legati ai potenti globalistimondiali; a cottura ultimata elimina sia la pagina Facebook del sito sia quella del suo blog; servire freddo con una sparata dalla Leopolda. La censura è così servita in tavola. (Spesso la ricetta viene servita con un contorno di hacker russi).
Nello specifico, nel seguente articolo vi racconteremo la verità su quello che è accaduto al gruppo editoriale Web365, che la settimana scorsa ha subito (senza nessun preavviso) la chiusura delle sue pagine Facebook (Direttanews.it e iNews24.it), oltre alla messa all’indice operata dai maggiori quotidiani italiani.
Partiamo dal principio.
I soci proprietari (tutti membri della stessa famiglia) di Web365 iniziano a ricevere telefonate e email dalla redazione di BuzzFeed. Quando ci si appresta a condurre un qualsiasi tipo di inchiesta, l’etica professionale del giornalismo e il “buon senso” suggeriscono di comunicare con il direttore responsabile di una testata o eventualmente con i suoi amministratori di riferimento. Questo primo punto è già un motivo serio di riflessione: perché i giornalisti di Buzzfeed si sono rivolti alla proprietà (ricordiamo che è una normale prassi delle società a “conduzione familiare” dividere le quote tra i fratelli, figli, nipoti, etc) invece che ai diretti interessati? Quali informazioni pensavano di ottenere in questo “curioso” modo?
Nel frattempo anche l’eminente New York Times si interessa alla vicenda “tutta italiana” contattando direttamente Davide Colono di Web365. Curiosamente l’articolo di BuzzFeed uscirà solo qualche giorno più tardi.
Jason Horowitz, direttore della redazione romana del NYT, durante il confronto con Colono, ha cercato di approfondire la questione, chiedendo un riscontro sui dati che erano in suo possesso, coerentemente con l’etica giornalistica.
Il 21 novembre viene pubblicato l’articolo di BuzzFeed dal titolo “One Of The Biggest Alternative Media Networks In Italy Is Spreading Anti-Immigrant News And Misinformation On Facebook” (Uno dei più grandi network di informazione alternativa in Italia sta diffondendo notizie anti-immigrati e disinformazione su Facebook). Il “network” protagonista dell’articolo di BuzzFeed è appunto Web365. Prima di riportare le accuse che vengono rivolte al gruppo editoriale della famiglia Colono, vogliamo fare una rapida panoramica sul suo primo accusatore.