Se l’intento era quello di “normalizzare” San Marino, questo è stato pienamente centrato e raggiunto….di Alberto Chezzi

E’ un muro invisibile quello eretto dall’Italia nei confronti di San Marino.

Un muro che oramai è quasi ultimato.

I primi mattoni non sono però stati messi recentemente.

E’ una storia che comincia diversi anni orsono, potenziando i controlli e tracciando in particolar modo i movimenti finanziari, introducendo l’anagrafe bancaria e la normativa antiriciclaggio, anche in osservanza di direttive comunitarie e d’impegni internazionali.

La strategia e la regia anche mediatica sono accurate e l’obiettivo pur non dichiarato è chiaramente intuibile: ”normalizzare” il sistema San Marino.

Come?

Disincentivando al massimo i rapporti finanziari con il nostro sistema bancario, stroncandone così tutte le velleità di diventare una piccola piazza finanziaria internazionale.

Lo ha fatto con la magistratura ed in palese contrasto con le norme convenzionali che regolamentano i rapporti tra i due Paesi e in ogni caso mettendo a frutto lo scudo fiscale.

Progressivamente, nelle leggi finanziarie italiane succedutesi negli ultimi anni, con

l’esterovestizione e la stabile organizzazione si è cercato di ridimensionare i differenziali fiscali.

Il cambiamento del principio di territorialità è l’attacco al cuore del nostro sistema economico.

Con l’introduzione della così detta super black list, il “cordone sanitario” steso intorno al nostro territorio è oramai completato.

San Marino ha rinunciato ai propri capisaldi in materia economica, offrendo collaborazione e scambio d’informazioni, senza ottenere neanche la possibilità di discuterne in sede tecnica.

La situazione economica è così preoccupante che è intervenuto perfino il Vescovo per intercedere affinché si riprenda almeno il dialogo.

Se l’intento era quello di “normalizzare” San Marino, questo è stato pienamente centrato e raggiunto.

Se l’intento è un altro è opportuno che chi ci governa individui ed adotti nuove e diverse strategie.

Alberto Chezzi