“Se si va alle urne in un giorno solo possiamo risparmiare 200 milioni”

La Lega non mollerà la presa sulla data dei referendum sulla Giustizia: il senatore Andrea Ostellari, presidente della commissione Giustizia del Senato, sottolinea il risparmio economico che deriverebbe dall’«election day». Una giornata in cui dovrebbero svolgersi sia le elezioni amministrative sia la tornata referendaria. Il partito guidato da Matteo Salvini promette di contrastare qualunque tentativo di boicottaggio sul raggiungimento del quorum. E sul centrodestra: «È il referendum degli italiani», afferma Ostellari.

Sembra che il ministro Luciana Lamorgese voglia che il referendum si svolga il 12 giugno, cioè, con buone probabilità, in concomitanza con i ballottaggi delle amministrative. In questo caso, le città coinvolte sarebbero meno rispetto a quelle del primo turno…

«Soprattutto sarebbero minore l’entità del risparmio. In un periodo come quello che sta attraversando il nostro Paese è doveroso cogliere ogni occasione ed evitare spese inutili. Accorpando il voto sui referendum al primo turno delle Amministrative risparmieremo 200 milioni di euro».

Non vi sembra una buona occasione per far valere che siete forza di governo?

«La Lega ha impegnato il governo con una mozione, approvata a maggioranza, a favore dell’accorpamento e continuerà a insistere per far risparmiare gli italiani».

Anche perché, tra gli italiani, soffia un forte vento garantista.

«Parlano le firme raccolte: oltre quattro milioni durante un’estate torrida, preceduta da una stagione di restrizioni. E ancora di più parlano i dati: dal 1991 al 31 dicembre 2020 in tutto il Paese si sono registrati 29.659 casi di ingiusta detenzione ed errori giudiziari. Quasi 1.000 all’anno. Con un costo fra indennizzi e risarcimenti, peraltro non sempre riconosciuti, pari a 869.754.850 euro».

Il Partito democratico è diviso tra chi vuole sabotare il referendum e la cosiddetta «area garantista» che pare disposta a votare «sì». Per quanto, tra i dem aperturisti, permanga qualche distinguo rispetto ai quesiti ammessi.

«I problemi della giustizia italiana riguardano tutti, senza distinguo. Esprimersi, in un senso o nell’altro, significa prendere atto di questa realtà. Mi aspetto che lo facciano in tanti, da destra a sinistra. Lo stato del sistema e i retroscena emersi rendono colpevole ogni tentativo di desistenza».

Il centrodestra dovrebbe essere compatto, facendo prevalere ragioni storiche. Non le pare che questo referendum sia importante per l’unità della coalizione?

«Quello di cui parliamo è il referendum degli italiani, non della Lega. Mi auguro che nessuno voglia giocare sul campo del diritto, che è fondamento della nostra democrazia, un partita da vecchia politica».

Il centrosinistra spinge per la via parlamentare sulla giustizia. Rischiamo una rivoluzione annacquata?

«La parola rivoluzione non mi piace. Servono riforme efficaci e coraggiose e molte volte il Parlamento è mancato. Lo strumento referendario è stato disposto per consentire ai cittadini di esprimersi e dare l’impulso a tutti».


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