Carola Rackete deve rispondere di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e rifiuto di obbedienza a nave militare
Ma nonostante il passo indietro (fisico), la capitana Carola Rackete non ha nessuna intenzione di mollare e vuol far sbarcare i migranti. Dopo aver forzato l’alt della Guardia costiera e dopo aver preparato un piano – poi fallito – per lo sbarco, ora l’eroina della sinistra finisce ufficialmente nei guai.
La capitana di Sea Watch 3, infatti, stando a quanto apprende l’Adnkronos, è stata iscritta nel registro degli indagati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e per rifiuto di obbedienza a nave militare. Carola Rackete, infatti, ha violato l’articolo 1099 del codice della navigazione non obbedendo all’ordine di una nave da guerra nazionale. Dalla Procura sottolineano che è un atto dovuto dopo l’informativa della Guardia di finanza trasmessa agli uffici giudiziari di Agrigento e per questo non ci saranno né arresti né verrà sequestrata la nave.
“Non posso commentare le voci che dicono che la procura di Agrigento mi ha indagata per favoreggiamento dell’immigrazione illegale. Vedremo – ha subito commentato la capitana in collegamento con la sala della stampa estera -. Abbiamo infranto la legge in Libia c’è la guerra civile non è un porto sicuro. Sono certa che le corti italiane riconosceranno che la sicurezza delle persone è più importante dei confini nazionali”.
E mentre l’eroina della sinistra finisce nei guai, sembra che sia stato raggiunto un accordo europeo per far sbarcare i 40 migranti a bordo della Sea Watch 3. Fonti della Farnesina, infatti, hanno confermato che a seguito del lavoro svolto su istruzione del ministro degli esteri, Enzo Moavero Milanesi, in stretta correlazione con la Commissione europea, Francia, Germania, Lussemburgo, Portogallo e altri Stati membri dell’Ue sono disponibili ad accogliere i migranti imbarcati sulla nave Sea Watch. Ma l’Olanda si sfila bellamente fuori, facendo infuriare il minsitro dell’Interno Salvini: “Trovo vergognoso il loro comportamento”.
Ma quando sembra essere raggiunto un accordo la portavoce della Commissione Europea, Natasha Bertaud, spiega che la redistribuzione ci sarà solo dopo lo sbarco. Sulla Sea Watch lo “sforzo solidarietà” con la ridistribuzione dei migranti a bordo tra gli Stati membri Ue “può essere messo in atto solo se e quando lo sbarco sarà permesso”. “Abbiamo visto le dichiarazioni sia del ministro dell’Interno sia del primo ministro – dice -. Stiamo facendo il massimo per sostenere gli Stati membri per fornire solidarietà alle persone a bordo. Abbiamo alcune notizie positive dagli Stati membri” che hanno dato la disponibilità a accogliere i migranti a bordo, ha ripetuto la portavoce. Tuttavia “non sono in grado di dare dettagli” perché “intensi contatti sono ancora in corso con gli Stati membri. Un trasbordo in mare da nave a nave, senza approdare a Lampedusa non è un’opzione che stiamo esplorando. Non sta alla Commissione designare il porto di sbarco, ma noi possiamo aiutare solo una volta che le persone sono sbarcate”.
Il braccio di ferro continua.
Il Giornale.it