Torna a far parlare di sé il multimiliardario ungherese George Soros con le sue discutibili iniziative umanitarie.
Svestiti i panni di “squalo della finanza”, come ebbe a definirlo Bettino Craxi, Soros è ora concentrato in quelle attività che i media mainstream si ostinano a definire “filantropiche”.
L’ambigua filantropia di Soros
Tuttavia, come si suol dire, il lupo perde il pelo ma non il vizio ed è dunque difficile credere nell’improvvisa beatificazione di una persona che in tempi non sospetti arrivò a polverizzare i risparmi dei contribuenti inglesi senza pentirsene. E infatti spesso, come è già stato ampiamente documentato su questo portale, le innumerevoli iniziative di Gerge Soros nell’ambito cosiddetto umanitario hanno avuto in realtà dei secondi fini di natura prettamente politica.
La rete del magnate ungherese è comunque riuscita ad allargarsi a vista d’occhio nel tempo e l’Open Society, la sua mastodontica organizzazione, riesce ad avere un peso determinante nella società civile americana, grazie a un patrimonio stimato di oltre 1 miliardo e mezzo di dollari. Soldi che vengono chirurgicamente destinati al finanziamento di diverse attività di sensibilizzazione, soprattutto negli Stati Uniti. Dalla Open Society erano infatti arrivati i soldi per finanziare la logistica di tutte le manifestazioni anti Trump, pochi giorni dopo il suo insediamento alla Casa Bianca. Sempre dalla Open Society sono arrivati i soldi per sostenere l’ong Avaaz nella sua accanita campagna, tuttora in corso, per boicottare i Mondiali in Russia e denunciare i presunti crimini di guerra di Bashar al-Assad in Siria.
L’applicazione per aiutare gli immigrati irregolari
Ancora una volta dalla medesima organizzazione capeggiata da Soros arrivano i soldi per finanziare un’altra discutibile iniziativa. Riporta wallstreetitalia, confermato dal quotidiano americano lmtonline, come l’organizzazione americana United We Dream abbia da poco ideato un’applicazione per smartphone dalla dubbia utilità. Si tratta infatti di un sistema di comunicazione immediata che mette in contatto diverse persone per segnalare la presenza di polizia o situazioni che possano coinvolgerla.
L’applicazione però non è per tutti, ma è destinata ad un pubblico specifico, ovvero gli immigrati irregolari negli States. In pratica se un immigrato senza documenti viene fermato dalla polizia quest’ultimo, schiacciando un semplice tasto sul telefono, può avvertire il gruppo di persone con cui condivide l’applicazione e cancellare in un secondo momento tutti i recapiti e dati personali di questa rete di irregolari. Questa nuova app sarà così distribuita ai 400.000 membri di quest’organizzazione americana che, dal 2010, riceve finanziamenti dall’Open Society di George Soros.
Uno dei membri di United We Dream non ha avuto problemi nel rilasciare questa dichiarazione: “Mia madre non ha documenti, quindi voglio essere certo di essere preparato e sapere cosa fare se succede qualcosa”. Stravaganti affermazioni che fanno da eco alla stravagante i storia dell’organizzazione. United We Dream nasce infatti come progetto del National Immigration Law Center, un centro di advocacy americano che ha ricevuto nel tempo sussidi direttamente dal Governo degli Stati Uniti. Con nemmeno troppo sforzo si può quindi affermare che la United We Dream, con soldi governativi, finanzia attività che sono al limite della legalità (come la app che nasconde le identità di persone senza documenti). L’ennesimo paradosso di un’attività legata a George Soros che fa scendere ulteriori ombre sulla trasparenza della sua attività. Il Giornale.it