Salvo qualche raro caso di post Leninismo, è usuale e facile che quando in consiglio ci fermiamo a parlare tra giovani (sia politicamente che anagraficamente) siano immensi i punti di contatto sia programmatici che metodologici. Questo la dice lunga sull’evoluzione della classe politica, che partendo da un vivaio piuttosto che dall’altro si ritrova fortunatamente sempre più slegata da ottiche ideologiche pure e si sta inevitabilmente muovendo verso la modernità e la semplificazione. Proprio la semplificazione è un imperativo categorico che si esige per ridare al paese la stabilità e la chiarezza programmatica di cui ha bisogno. Troppo spesso in questi anni ci si è divisi ed uniti per personalismi e non perché si condividesse un obiettivo o ideale di fondo e se noi giovani vogliamo dare un’importante segnale di svolta, cambiamento e responsabilità credo sia importante cominciare a bypassare questo meccanismo incancrenito della vecchia politica e cominciare a ragionare al “nuovo” anche se nel pieno rispetto delle posizioni, schieramenti, partiti e quant’altro. In questi mesi ho capito che molto spesso la differente collocazione di uno o di un altro politico è puramente cinica e strumentale a non perdere un elettorato fedele a un simbolo che difficilmente si riverbera più con la realtà delle cose perché ormai anacronistico ed incapace di rispondere alle nuove sfide e soprattutto di risolvere i problemi contingenti. Se vogliamo cambiare davvero le cose nel lungo periodo dobbiamo via via abbandonare questo sistema e renderci liberi di stare con le persone con cui lavoriamo bene e stiamo bene senza vincoli utilitaristici che si rifanno ad una religione piuttosto che ad una pianta. In tutti i paesi evoluti si confrontano due, massimo tre schieramenti sulla scena politica che rappresentano i conservatori, piuttosto che i (social) liberali, piuttosto che movimenti di opinione pura che fanno leve sulle paure e falle del momento; da noi invece avviene una inconcepibile diaspora cui da un ideale conservatore piuttosto che no sorgono uno o più satelliti gravitazionalmente legati ad uno o più personaggi carismatici. La politica di domani e di cui saremo responsabili noi giovani di oggi, deve necessariamente ammazzare questo sistema senza remore. La cultura dell’orticello privato deve morire e con essa i personalismi che l’hanno nutrita e che anche oggi che il paese va a rotoli cercano di autoalimentarsi fregandosene del bene comune. Dobbiamo tutti essere responsabili e un po’ leader nel porci con responsabilità ad affrontare il compito che ci siamo scelti e i cittadini ci hanno chiamato a ricoprire; poi ognuno ha le sue peculiarità, pregi e difetti, ma dev’essere condivisa la percezione del ruolo ed il rispetto per ciò che in quel momento si rappresenta. In un momento delicato come questo dobbiamo porre delle solide fondamenta per ricostruire la San Marino che vogliamo e possiamo farlo solo cambiando il metodo. Siamo in tanti a pensarla così e oramai il paese è disperatamente pronto per una politica pragmatica e semplice dobbiamo solo avere il coraggio e la determinazione di provarci, rompere il circolo vizioso, lavorare in armonia, il domani passa tutto da qui.
Alfredo Manzaroli
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