Sempre più sammarinesi, giovani e meno giovani, stanno valutando l’idea di lasciare il Titano per cercare opportunità all’estero. Questo fenomeno non può essere semplicemente attribuito alla ricerca di condizioni migliori altrove, ma trova le sue radici in un problema ben più profondo: l’incapacità della politica locale di fornire risposte concrete e adeguate alle sfide attuali. L’aumento del costo della vita, la mancanza di lavori ben remunerati e l’apparente stagnazione del sistema economico sono il risultato diretto di anni di mancate riforme e di un approccio politico troppo focalizzato sull’occupazione nella pubblica amministrazione, spesso utilizzata come strumento per tamponare il malcontento piuttosto che per creare una vera prospettiva di sviluppo.
Mentre altri paesi, come la Svizzera, il Nord Europa o gli Stati Uniti, attirano giovani talenti con economie dinamiche e politiche innovative, San Marino rimane bloccato in un sistema che sembra incapace di competere. La Svizzera, ad esempio, pur con le sue elevate barriere d’ingresso, offre stipendi importanti e una qualità della vita invidiabile. I paesi del Nord Europa vantano sistemi di welfare avanzati e un equilibrio tra vita privata e professionale. Negli Stati Uniti, nonostante le sfide burocratiche e i costi sanitari elevati, il mercato del lavoro rimane attrattivo per chi cerca opportunità in settori innovativi. San Marino, al contrario, offre poche prospettive nel settore privato, spingendo molti a considerare l’espatrio come l’unica via percorribile.
La politica sammarinese, anziché lavorare per attrarre investimenti e stimolare il settore privato, si è limitata a occupare la pubblica amministrazione, alimentando un sistema che crea solo stabilità apparente. Questo modello non solo è insostenibile, ma contribuisce a scoraggiare i giovani, che non vedono alcuna possibilità di crescita professionale e personale all’interno del paese. Non basta difendere l’attuale sistema economico e sociale; è necessario un cambiamento strutturale che guardi al futuro con ambizione e innovazione.
L’esodo dei giovani sammarinesi non è solo una questione economica, ma una vera e propria emergenza sociale. La politica deve assumersi le proprie responsabilità e abbandonare le logiche di corto respiro che hanno portato il paese a questa situazione. Servono riforme profonde che stimolino il mercato del lavoro privato, incentivino l’imprenditoria e favoriscano l’ingresso di capitali e idee innovative. Continuare a ignorare il problema o affidarsi alla sola occupazione pubblica non farà altro che accelerare il declino.
Se San Marino vuole trattenere i suoi cittadini e garantire loro un futuro degno, deve rispondere con coraggio e visione, abbandonando le logiche del passato e costruendo un modello economico e sociale competitivo e inclusivo. Solo così sarà possibile invertire questa pericolosa tendenza all’esodo, che rischia di svuotare il paese delle sue energie migliori.
Affidarsi ai pensionati facoltosi o concedere residenze elettive a pochi benestanti, a cui peraltro dobbiamo garantire anche l’assistenza sanitaria, non porta lontano. Questo approccio non fa altro che gonfiare i prezzi degli affitti, alimentare speculazioni di basso livello e impoverire ulteriormente il paese, togliendo prospettive alle nuove famiglie e ai giovani sammarinesi.
Non è difficile capirlo.
/ms