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È quello che dico da anni, Angelo Panebianco lo dice meglio di me. L’Italia è un Paese dove vive una sorta di autoritarismo giudiziario. Un potere autoritario, che sovrasta ogni altro potere. Il sistema giustizia è un vulnus per la democrazia, dice Panebianco.
Pubblici ministeri, non sanzionabili, mai sanzionati, non giudici terzi, Di Pietro non era giudice e ancor meno era terzo, che hanno il potere di distruggere vite, carriere, altri poteri, ogni equilibrio democratico.
Con prepotente autoritarismo.
Acclamati dal pubblico festante e dai giornali complici.
Giornali, giornalisti, che combattono, con violenza i poteri deboli, i partiti, i politici, ma che sono complici o sottomessi al potere vero, il sistema della giustizia autoritaria.
Giornali che hanno oscurato i referendum per un ossequio al potere vero.
La democrazia in Italia non c’è.
Come può esserci se da 30 anni raccontiamo che la politica è il male, che fa schifo, che sono tutti corrotti.
Se vieni eletto sei corrotto.
Se sei un partito sei un’associazione para mafiosa, criminale.
Cambiano i politici, da Craxi a D’Alema a Prodi a Berlusconi a Renzi a Salvini alla Meloni, rimangono i giornalisti e i magistrati, ma il sistema Italia è sempre corrotto per colpa di chi non c’è più. A detta di chi è sempre lì.
Qualcosa non funziona, no? Non quadra.
Se la corruzione, dicono, è rimasta, ma Craxi non c’è più da un pezzo, ma i giornalisti e i magistrati che lo accusavano sono sempre li, chi è corrotto? Dove sta la corruzione?
Sergio Pizzolante