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  • Sergio Pizzolante su Stefano Boeri e la lettera di Maryan Ismail

    E’ una lettera bellissima di MARYAN ISMAIL, che non conoscevo, che ho trovato su Facebook, condivisa da Andrée Ruth Shammah.
    Sulla vicenda che ha coinvolto Stefano Boeri, archistar del Bosco Vericale e di tanto altro.
    Sì non mi è mai stato simpatico, ma come dice Maryan, non importa, fa parte di una certa sinistra milanese un po’ impettita, ma non importa, ciò che importa è che è uno molto bravo nel suo lavoro. Ciò che mi importa è che le sue opere, architettoniche e politiche alcune, hanno contribuito a rendere Milano magnifica.
    Ciò che mi importa è che nonostante appartenga ad un mondo e a una storia che non è la mia e dei miei amici milanesi, abbia avuto lo stesso trattamento riservato alla storia mia e dei miei amici milanesi.
    Da parte dei suoi amici e compagni.
    Che ammorbano la città, il Paese, la vita e l’anima delle persone con un moralismo, un alito morale e moralistico insopportabile. Che pervade ogni cosa, ogni persona e i familiari e gli amici che entrano, tutti, in un cono d’ombra sociale tetro e angosciante.
    Invisi “all’ideologia imperante”.
    Colpevoli prima di essere colpevoli. Capri espiatori,
    “Sporchi all’infinito”.
    Un moralismo che sporca tutto.
    E’ una bellissima lettera.
    Solo su una cosa non sono d’accordo con Maryan, con la sua premessa, io non ci credo. Non ci credo dai fatti milanesi di trent’anni fa.
    E’ questa una contraddizione, certo in buona fede, carissima Maryan, perché i tre gradi di giudizio sono niente rispetto alla “sentenza morale” anticipata e già in essere, come tu hai splendidamente scritto.
    Tutto è già stato sporcato. Per sempre.
    E chi sporca fa parte della stessa ideologia imperante.
    E tante persone “sporcate” a Milano e altrove non hanno retto. Si sono tolte la vita. Non a sentenza dopo tre gradi di giudizio, ma a sentenza “anticipata”, come disse Borrelli….”Quando la voce è flebile non resta che un gesto”.
    Perché quella ideologia sporcante: “ ha creato un clima infame”.
    Di MARYAN ISMAIL
    Premetto che, come sempre, ho rispetto e fiducia nella magistratura ed altrettanto rispetto nei tre gradi di giustizia necessari per definire una persona colpevole.
    Quindi non entro in merito al percorso giudiziario in atto nei confronti di Stefano Boeri e del suo collega Cino Zucchi.
    Però la questione che agita Milano, non ha solo un agito giudiziario che non discuto, ma anche, e ancora una volta, un’aspetto politico inquietante.
    Questa é la parte su cui voglio riflettere.
    Dagli articoli di Fabio Massa e in altri articoli di giornali, si evince che in città è in corso uno scontro politico nella sinistra cittadina.
    Posso dire, con cognizione di causa, che quando si viene isolati /o denunciati da responsabili politici, si mettono in moto reazioni sociali che portano alla gogna pubblica.
    Ancor peggio, come in questo caso, quando essi tacciono!
    In questi casi, si crea una visione socio-politica distopica che ama i processi da remoto e le condanne immediate, che arrivano a violare il principio costituzionale del diritto alla difesa, della presunzione d’innocenza, financo di inquinare la giustezza della prescrizione obbligatoria, soprattutto quando i termini di un processo sono inaccetabilmente lunghi.
    Tutto questo porta ad essere ritenuti colpevoli e sporchi all’infinito, nonché perennemente invisi all’ideologia imperante. A prescindere.
    Si cade quindi in uno stato di dolore “morale”, molto peggiore di quello psico-fisico.
    Una violenza che uccide lo spirito e l’autostima del malcapitato capro espiatorio.
    Una condizione che si diffonde e ammorba chi è vicino all’indagato (famigliari, amici, conoscenti, colleghi) i quali vengono avvinti in una soffocante spirale che spinge tutti alla costante difesa e alla spiegazione continua, atta a togliere gli schizzi di fango maleodorante. Una lotta infinita tra guelfi e ghibellini.
    Conosco bene questo percorso traumatizzante di una “solitudine vuota e imposta”. Ci si sente cretini nell’intimo (com’è stato possibile non avere visto ciò che mi ha circondato?) e lo si supera solo se fortemente convinti del proprio operato. Non è da tutti, perché anche quando se ne esce puliti rimane una sensazione velenosa d’ingiustizia che niente e nessuno può riparare.
    Sarai considerato sempre per come i frustrati ideologi ti hanno dipinto : un’opportunista fortunato/a che l’ha scampata.
    Penati docet!
    In questi giorni leggo nelle bacheche cosa scrivono di Stefano Boeri e per coloro che non lo conoscono egli rimarrà per sempre un cinico e corrotto palazzinaro.
    Condanna terribile.
    Non ho la presunzione di cambiare il pensiero di queste persone, ma posso e voglio bilanciare quello che si narra, quando si parla di Stefano Boeri .
    L’architetto Boeri, è una persona seria e preparata, un visionario concreto, un uomo che contribuisce a coniugare la storia millenaria italiana con le moderne necessità nell’ideare e costruire città a misura di uomo e di ambiente.
    Per quanto piaccia o meno, le piante sono divenute un must per il futuro di ogni città al mondo.
    Persino nella mia matroriata Somalia, la tendenza degli amministratori locali é questa!
    Incredibile.
    Certamente, come tutti noi, Stefano ha i suoi difetti umani e tratti caratteriali spigolosi, ma é pur sempre persona pronta a misurarsi con le critiche (anche aspre) e capace con grande ragionevolezza di affrontare discussioni e confronti costruttivi.
    In qualità di Assessore alla Cultura, alla Moda e all’Expo, ha saputo proporre eventi a tutti i livelli: – moda, design, letteratura, musica e teatro diffusi, che hanno reso Milano un luogo speciale.
    La “Prima della Scala” in diretta nei luoghi principali della città (per importanza cito il Carcere di San Vittore) é un’idea di Stefano Boeri.
    Uno degli eventi a cui sono più legata, è stata la realizzazione della “Tavola planetaria” in piazza Duomo, sul tema dell’Expo 2015 :- “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”.
    Una tavola gratuita e aperta alla cittadinanza, imbandita e organizzata esclusivamente con le rappresentanze delle comunità internazionali di Milano, dove il cibo dal Mondo, che per la prima volta nella nostra città veniva proposto quale veicolo di condivisione, di auto aiuto sociale e di attenzione per i più fragili.
    Un modo di rappresentare “l’altro” più inclusivo e raffinato, della successiva, effimera e desolante ( e a tratti insipida) ” Pizza Super Margherita di 1595 metri di lunghezza”, allestita a favor di telecamera per nascondere il vuoto di contenuti sostanziali dell’allora commissario all’Expo, Giuseppe Sala.
    Da quell’evento culinario internazionale nacque presso il suo Assessorato, l’Associazione di secondo livello “Città Mondo”, un progetto d’avanguardia che aveva tra le altre cose quello di essere un’ente informale che doveva suggerire proposte di mostre e di rappresentazioni culturali gestiti direttamente dalle comunità straniere milanesemi, per il nuovissimo museo etnico Mudec.
    Altro che “ius soli”!
    Si trattava di vero protagonismo istituzionale e del potere contrattuale delle culture non italiane di Milano nei confronti dell’amministrazione stessa. Un’evoluzione di empowerment sociale importantissimo, che forse oggi sarebbe considerata una risorsa fondamentale per il superamento dell’insicurezza e del degrado cittadino o per le difficoltà delle nuove generazioni dei figli degli immigrati.
    Espulso dalla giunta Pisapia (e l’amico Giuliano sa quanto mi sono battuta per ricomporre quel conflitto istituzionale e quanto ci sia dispiaciuto l’esito di quella scelta politica voluta e sostenuta, sigh, ancora una volta dal PD metropolitano), Stefano ha continuato ad esprimere le sue proposte intellettuali, intorno al suo libro intervista “Fare di più con meno- Idee per riprogettare l’Italia” , redatto insieme al giornalista Ivan Berni.
    Tantissime persone e circoli culturali hanno avuto la possibilità di riflettere insieme su temi politici autentici come il diritto alla partecipazione, alla cultura dell’architettura, alla comprensione della vera natura di una crisi globale non passeggera, al coraggio di sottolineare il potenziale contributivo delle comunità immigrate milanesi, alle politiche concrete sulle pari opportunità, alle idee travolgenti dei giovani e per tutti i prossimi stakeholder del futuro.
    Da questi incontri nacquero azioni pragmatiche come:
    -“la periferia in centro”. Cioè le passeggiate a piedi nei luoghi delle case popolari, insieme ad architetti, ingegneri, filosofi, sociologi, antropologi, giornalisti, maestri, professori, operatori di sicurezza, rappresentanti del terzo settore, rappresentanti e i comitati di zona,
    – il Mi30 (con Franco Bolelli , Giuseppe Santagostino e molti altri), eventi e riflessioni che hanno visto il coinvolgimento di migliaia di giovani milanesi chiamati ad esprimere la loro visione futura della nostra città. Giovani che hanno usato luoghi culturali importanti come il Teatro Parenti di Andrée Ruth Shammah e usato i piani alti della Diamond Tower per redigere il loro “Manifesto” sulla, cito: – “abbondante biodiversità: degli abitanti,delle culture, delle specie viventi” dove temi insoliti come “l’amore” o temi spinosi come la “sicurezza” venivano affrontati con l’ottica rivoluzionaria della cura delle persone e degli spazi da parte di tutti.
    Cose pratiche, molto pratiche.
    E poi c’è il suo ruolo di Presidente della Triennale che non ha bisogno di essere rappresentato.
    Cito solo la lungimiranza nell’aver, durante il coprifuoco globale, organizzato una discussione/confronto internazionale di esperti qualificati sul periodo del COVID e su come la “cultura” poteva essere una risorsa per superare la pandemia e la ripresa nel post Covid.
    Una visione anticipatrice rara in un momento mondiale tragico ed eccezionale, dove fui chiamata a parlare non solo del disagio dell’isolamento, ma anche del ruolo attivo delle comunità straniere milanesi nel sostenere i propri concittadini: italiani e non.
    Auguro all’arch. Stefano Boeri che tutto possa risolversi nel migliori dei modi.
    Sono certa che ciò che è e che ha fatto, non verrà cancellato. Siamo in tantissimi ad esserne convinti.
    Hai tutta la mia solidarietà, amicizia e stima, amico mio.
    MARYAN ISMAIL