Sergio Pizzolante sui ”I diari di Andreotti”…

Quasi 700 pagine. Ma si leggono agilmente.
Note brevi anche su eventi grandi.
Straordinaria capacità di sintesi.
Si diceva di lui che fosse uno sminuzzatore senza visione.
Non sminuzza. Riduce in pillole.
Lui ha una fotografia chiara del mondo.
Lui non si pone il problema di come si può evolvere il mondo intero. I cambiamenti macro.
Geopolitici. Le dittature i regimi.
Non è certo un rivoluzionario.
Lui parla con tutti. Democratici e non.
Cerca sempre di appianare, vedere ciò che si può cambiare ora. Subito. E anche ciò che non è utile cambiare.
Micro interventi. Ma tanti. Tantissimi. Una capacità di lavoro e di relazioni pazzesca. In tutto il mondo.
Leggendo si ha l’impressione di uno statista abile e rispettato. E di un Paese, l’Italia, interlocutore importante. Nel mondo.
Molto belli gli appunti sulla sua relazione con Craxi. E il Pentapartito guidato da Craxi.
I rapporti fra i due erano partiti malissimo.
Lavorando insieme cresce la stima reciproca.
Insieme diventarono protagonisti di fatti storici.
Sigonella, la Polonia di Solidarnosc, l’installazione dei Missili, l’inizio del crollo dell’URSS, la democrazia in Cile, il Concordato.
L’Italia nel G7 e quinta potenza al mondo.
Non esce bene dai diari la figura di Pertini.
Non perché Andreotti ne parli male. Tutt’altro.
Ma emerge un Pertini molto attento ai rapporti con il PCI. Troppo.
E poi, desideroso di porre fine all’esperienza Craxi. Per evitare di arrivare alla nuova elezione del Capo dello Stato, con due presidenti socialisti in carica.
Diari da leggere. Una immersione salutare nella politica vera. In una Italia che cresceva ed era rispettata nel mondo.