La sopravvivenza si decide in 31 giorni. Dalla festa all’incertezza del futuro. Per i tifosi del Rimini sembra davvero non esserci pace. Sabato la squadra di Acori ha conquistato una salvezza sul campo da incorniciare, ma ora la partita più importante si giocherà nella stanza dei bottoni. Il Rimini così com’è non ha futuro, questo ormai è chiaro a tutti e anche da tempo. Zero euro, anzi molti debiti da pagare, circa 2 milioni di euro tra quelli maturati in questa stagione, quelli rateizzati già la scorsa ed ereditati dalla precedente gestione biancorossa, e stipendi che si dovranno ‘saldare’ entro il mese di giugno (al conto mancano quattro mensilità). Due milioni che diventano poco più di uno per pensare di iscrivere il Rimini al prossimo campionato di Lega Pro, escludendo quindi i debiti che erano già stati rateizzati.
In altre parole chi vuole prendersi a cuore il Rimini e salvarlo dal fallimento dovrà presentarsi dal presidente Fabrizio De Meis sapendo di dover mettere subito sul tavolo un milione di euro. E alla porta del numero uno del Cocoricò qualcuno sembra già aver bussato. Infatti, il club di piazzale del Popolo da più di qualche giorno è in contatto con un gruppo lombardo capeggiato da un imprenditore edile bresciano che sembra intenzionato a prendere casa al ‘Romeo Neri’. Questa è la fase dei conti da controllare e patti di riservatezza da onorare, ovviamente. Ma il tempo stringe, ormai è ovvio anche questo. Quali siano i termini della trattativa ancora è però presto per dirlo. L’interesse del gruppo lombardo sembra aver messo ‘in ombra’ la proposta d’acquisto della Luukap che nell’ultimo colloquio a Palazzo Garampi aveva messo in gioco anche l’imprenditore lombardo Colombini.
Proposta che, almeno per ora, non sembra essere arrivata sul tavolo di De Meis. In ombra c’è finito anche il progetto di public company lanciato dal numero uno del Garden, Pasini. Quella che si giocherà nelle prossime quattro settimane è una vera e delicata partita a scacchi. I tifosi del Rimini osservano e non possono far altro che incrociare le dita sperando che quella salvezza conquistata con tanto sudore e sacrifici sul campo, alla fine, non sia soltanto un sogno realizzato capace di trasformarsi subito in un incubo.
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