Otto anni di processo per arrivare a una sentenza che segna una tappa pesante nella storia giudiziaria della Riviera romagnola. Il tribunale di Ravenna ha inflitto sette anni di reclusione ciascuno a Christian, Thomas e Ivan Coppola, mentre alla madre Palma Balestri sono stati comminati quattro anni.
Il verdetto è arrivato ieri, lunedì 7 luglio, dal collegio penale presieduto da Cecilia Calandra, affiancata dai giudici Federica Lipovscek e Cristiano Coiro, al termine di un procedimento che ha messo sotto la lente un presunto sistema familiare basato sul fallimento pilotato di società legate al comparto alberghiero.
Secondo quanto emerso dalle indagini coordinate dal pubblico ministero Lucrezia Ciriello, tra il 2007 e il 2014 la famiglia avrebbe orchestrato un meccanismo ben strutturato: sette società legate ad altrettante strutture alberghiere sarebbero state svuotate attraverso distrazioni di capitali per milioni di euro, portate deliberatamente alla bancarotta.
Ogni membro della famiglia aveva, stando all’accusa, un compito preciso. Thomas Coppola, 44 anni, residente a Rimini, si occupava degli aspetti contrattuali. Christian Coppola, 46enne di Cesenatico, curava la parte commerciale, mentre Ivan Coppola, 41 anni, anch’egli di Cesenatico, agiva come uomo operativo, impegnato nella gestione diretta delle società. Il quadro ricostruito dagli inquirenti descrive una rete di imprese e prestanome, in gran parte con sede a Cervia, che offrivano camere e servizi a basso costo, eludendo le imposte e lasciando debiti nei confronti di fornitori e dipendenti.
La pena inflitta risulta più contenuta rispetto alle richieste iniziali della Procura, che per l’intero nucleo familiare aveva domandato complessivamente quasi 40 anni di reclusione, già calcolati con la riduzione prevista dal rito abbreviato.