Sfregiata con l’acido, Cassazione conferma la condanna per Varani a 20 anni. Lucia Annibali: “Ora posso riavere una vita normale”

113934972-13730ba2-3779-4cc8-9cc4-86293ccc10f1Vent’anni di carcere all’ex fidanzato dell’avvocatessa di Urbino, 12 ai due esecutori materiali dell’aggressione avvenuta il 16 aprile del 2013. La sentenza di Appello confermata per tutti i capi di imputazione: tentato omicidio, lesioni gravissime e stalking. “E’ un messaggio per tutti, la mia è una storia di speranza”.

“E’ un messaggio per tutti, la mia è una storia di speranza. Significa che non è mai finita”. Con queste parole Lucia Annibali ha accolto la decisione dei giudici della prima sezione penale della Cassazione di respingere i ricorsi e confermare le condanne inflitte in Appello nei confronti del suo ex fidanzato, Luca Varani e dei due albanesi che l’uomo aveva assoldato per sfregiare con l’acido nel 2013 l’avvocatessa di Urbino.

Varani è stato riconosciuto colpevole di aver commissionato l’agguato perché non accettava di essere stato lasciato: l’uomo era stato condannato a 20 anni con il rito abbreviato in primo grado e in Appello per tentato omicidio, lesioni gravissime e stalking, mentre i due complici, Altistin Precetaj e Rubin Talaban, esecutori materiale dell’agguato, hanno avuto la pena ridotta da 14 a 12 anni in secondo grado. E’ stato anche rigettato il ricorso della procura generale di Ancona, che contestava la tardività dell’Appello e in sostanza chiedeva di far ‘rivivere’ la sentenza di primo grado, più severa nei confronti dei due imputati albanesi.
Aggressione con l’acido, Annibali: “Ora posso avere una vita normale”

Durante il dibattimento in Cassazione il pg aveva ritenuto “infondata ogni richiesta riguardo all’entità della pena”, avanzata da Luca Varani che nel ricorso chiedeva che non gli venisse contestato il reato più grave di tentato omicidio. Nella requisitoria il magistrato aveva sottolineato come “tutto quello che è stato scritto sulla responsabilità di Varani per tentato omicidio si tiene con ogni elemento raccolto: il possesso delle chiavi, la mancanza di alibi, il movente e la manipolazione del tubo del gas” a casa di Lucia Annibali. A questo proposito il pg aveva anche evidenziato come “ha fatto bene la Corte d’appello di Ancona a respingere la richiesta di rinnovazione della perizia”.

“Questa parte processuale è finalmente finita. Era un peso rimasto sospeso”, ha detto Lucia Annibali dopo la sentenza. L’avvocatessa si è detta “vicina ai ragazzi di Milano che sono rimasti ustionati come me”, facendo riferimento alle vittime della coppia dell’acido. Ha quindi ringraziato la procura di Pesaro, i giudici e i carabinieri che hanno svolto l’indagine. Lucia Annibali ha sottolineato che quella di oggi “è una giornata di svolta, dal passato al futuro, dopo tre anni trascorsi in sospeso. Ora vorrei reinserirmi nella società come una donna normale”. “Si apre una pagina nuova della mia vita, un nuovo inizio. Ho vissuto tre anni nell’attesa. Spero di vivere appieno quello che verrà”, ha concluso la donna.

Per Lucia, all’uscita dal ‘palazzaccio’, dopo le interviste di rito, tanti abbracci e strette di mano non solo dagli amici, che l’hanno circondata con il loro affetto, ma anche da persone venute a seguire il processo e che le hanno fatto i complimenti per il suo coraggio, chiedendole di posare con loro per una foto ricordo. Anche le forze dell’ordine hanno partecipato all’avvenimento, improvvisando una piccola parata in moto suonando i clacson, un tributo al coraggio dell’avvocatessa urbinate, che ha dedicato al tribunale di Pesaro, agli inquirenti e proprio ai carabinieri la sentenza di questa sera. La Repubblica