La Guardia di Finanza di Bologna ha arrestato quattro imprenditori di nazionalità cinese, attivi nel settore tessile, accusati di sfruttare circa un centinaio di lavoratori. Questi lavoratori erano costretti a turni massacranti di oltre 14 ore al giorno, sette giorni a settimana, senza riposi, in condizioni igienico-sanitarie e di sicurezza precarie. Le indagini, dirette dalla Procura di Bologna e coordinate dal Pm Tommaso Pierini, hanno rivelato che i dipendenti vivevano in dormitori improvvisati all’interno dei capannoni industriali e ricevevano compensi ben al di sotto dei parametri contrattuali.
Oltre agli imprenditori cinesi, l’indagine ha coinvolto anche due italiani, responsabili della produzione di un noto marchio di ‘Pronto moda made in Italy’. A questi ultimi è stato imposto il divieto di esercitare attività imprenditoriali e di assumere uffici direttivi in imprese del settore dell’abbigliamento. La società bolognese che aveva affidato commesse agli imprenditori arrestati è stata destinataria di sequestri preventivi per 5 milioni.
I beni sequestrati agli imprenditori cinesi, tra cui quattro opifici situati a Bentivoglio, Granarolo dell’Emilia e Rovigo, comprendono macchinari, mezzi di trasporto, somme di denaro, auto di lusso e una villa con piscina, per un valore complessivo di oltre 5 milioni. La figura centrale tra gli arrestati è una donna, titolare di una ditta individuale e amministratore di fatto di altre attività, le cosiddette ‘imprese apri e chiudi’, utilizzate per eludere il pagamento di imposte e contributi previdenziali.
Le misure cautelari, firmate dal Gip di Bologna Domenico Truppa, sono state eseguite grazie alla collaborazione delle Polizie Locali, dell’Ispettorato del Lavoro e dell’Ausl, sottolineando la gravità delle violazioni riscontrate e la determinazione delle autorità nel contrastare il fenomeno dello sfruttamento lavorativo.