La recente vicenda del video virale dei due ventenni che hanno finto un malore per ottenere un passaggio in ambulanza, ha creato un acceso dibattito.
Ma il problema va oltre l’episodio singolo. Riflette anzi un fenomeno più ampio che coinvolge l’intera società contemporanea, caratterizzata dalla frenesia, dalla mancanza di tempo per ascoltare, parlare e pensare.
Forse sono i social media, la ricerca di visibilità, il desiderio di guadagnare denaro velocemente e facilmente. Forse è il fatto di vedere bambini di soli 5 o 6 anni con un cellulare o un tablet in mano, perché non abbiamo tempo di dedicarci a loro. Questi sono segnali che dovrebbero farci riflettere. I risultati di tale corsa sfrenata verso il successo e l’interazione virtuale sono evidenti.
La società è malata e l’epidemia di Covid-19 ha contribuito ad aumentare la sua solitudine. Il concetto di distanziamento sociale si è radicato disumanamente nelle nostre menti, se per sentirsi vivi e interagire con gli altri è necessario creare un video su TikTok.
Certamente considerare un gioco, un divertimento i servizi di emergenza sanitaria, rappresenta un grave sintomo. Quei ragazzi hanno creato un allarme ingiustificato, distogliendo risorse che potevano essere utilizzate per salvare vite in pericolo. Il che denota una mancanza totale di empatia, di sentimenti, di considerazione per il prossimo. La cura è promuovere una reale cultura civica.
Non è retorica. Piuttosto è indispensabile analizzare il problema nella sua completezza e chiederci come sia possibile che comportamenti simili siano così diffusi e addirittura celebrati sui social media.
E ciò non riguarda solo i giovani protagonisti del video, ma riflette un male generalizzato.
Il mondo attuale ci impone un ritmo frenetico che non permette di dedicarci a noi stessi.
Dobbiamo ritrovare la capacità di dare valore ai rapporti umani, alla condivisione di esperienze reali e alla solidarietà. Dobbiamo combattere l’illusione della visibilità virtuale e ricordarci dell’importanza di relazioni autentiche e significative.
Dobbiamo riconoscere che il tempo è un bene prezioso e che è doveroso utilizzarlo in modo consapevole, dedicandolo alle relazioni umane e alla riflessione.
Bisogna cogliere questa occasione per avviare un profondo dibattito sulla società in cui viviamo e sulle priorità che vogliamo stabilire come individui e come collettività.
Una grande donna, Rita Levi Montalcini, fra le tante lezioni che ha impartito, ne ha lasciata una che mi piace condividere: “Il male assoluto del nostro tempo è di non credere nei valori. Non ha importanza che siano religiosi oppure laici. I giovani devono credere in qualcosa di positivo e la vita merita di essere vissuta solo se crediamo nei valori, perché questi rimangono anche dopo la nostra morte”.
David Oddone
(La Serenissima)