Si dice che “Le vie del Signore sono infinite”. Quelle di alcuni suoi discepoli, divulgatori del “verbo” a volte sono geniali. Succede che la minoranza religiosa dei luterani in Italia ha deciso di benedire le coppie gay che definiscono “unioni di vita”. Che il tema stesso dell’omosessualità sia da parecchio sentito dal clero luterano, lo narrano molte cronache, tanto che qualche anno fa la conferenza episcopale della chiesa luterana di Norvegia votò perché i suoi pastori gay potessero svolgere il ruolo di cappellani, pastori, diaconi, vescovi. Per questi motivi di incompatibilità con le sacre scritture, come riportato dalle cronache recenti, molti luterani si sono “convertiti” al cattolicesimo. D’altra parte i vangeli parlano chiaro “ né sodomiti, né effemminati…erediteranno il regno dei cieli” (1 Cor. 6, 9-10). Ma il fatto grave, non sta tanto nel “verbo” omofilo elevato a dignità di fede, ma nel fatto che la curia scaligera affitterà dal 30 aprile al 3 maggio, una struttura cattolica (Centro Mons. Carraro) ad una confessione il cui motto dice “pecca fortiter”, cioè sii peccatore e pecca fortemente. Sarà sufficiente alla chiesa veronese, invocare la “giustificazione” dell’ecumenismo per dimenticarsi che Lutero: entrò in convento per salvarsi dall’omicidio di un suo collega di studi, bruciò pubblicamente la bolla di condanna Exsurge Domine inflittagli dal papa Leone X e infine morì suicida dopo un’ennesima orgia serale?
