Si può negoziare coi terroristi? (l’editoriale di David Oddone)

Con una sentenza che ha scosso il mondo, almeno quello libero e democratico, due coraggiose giornaliste iraniane, Niloofar Hamedi ed Elaheh Mohammadi, sono state condannate a lunghe pene detentive. Erano accusate di propaganda contro lo Stato e cospirazione contro la sicurezza nazionale, rischiando perfino la pena di morte.

La sentenza, emessa da un Tribunale della rivoluzione iraniana, ha stabilito che Niloofar Hamedi dovrà scontare 13 anni di carcere, mentre Elaheh Mohammadi 12 anni. Tali condanne sono il risultato dell’accusa di collaborazione con il governo statunitense, con sette anni di carcere per Hamedi e sei per Mohammadi. Inoltre, entrambe hanno ricevuto cinque anni per aver agito contro la sicurezza nazionale, oltre a un anno di prigione per propaganda contro il sistema.

Tutto prende le mosse dalla toccante vicenda di Mahsa Amini, una giovane curdo-iraniana di 22 anni, deceduta in custodia dopo essere stata arrestata per colpa del suo abbigliamento: aveva indossato male l’hijab. La sua morte ha scatenato il movimento “Donna, vita e libertà”, che ha portato a manifestazioni di protesta contro il regime in tutto il Paese.

Niloofar Hamedi è stata arrestata dopo aver scattato una commovente foto dei genitori di Mahsa Amini, abbracciati in un ospedale di Teheran mentre la loro figlia giaceva in coma. Il processo ha attirato l’attenzione internazionale e ha così portato ad analogo procedimento contro un’altra giornalista, Elaheh Mohammadi, che aveva seguito il funerale di Amini nella sua città natale, dando inizio alle proteste.

Spostiamoci ora nella Striscia di Gaza: anche qui esiste un problema di libertà, di diritto, di democrazia.

Certamente dobbiamo pretendere che possano esistere due popoli e due Stati.

Ma come si può negoziare coi terroristi? Non stravedo per Netanyahu, direi l’opposto.

Ma mentre negli Stati civili e democratici i cittadini vanno in piazza e hanno il diritto e dovere di protestare, di cambiare attraverso le elezioni i propri leader, nei regimi totalitari non esiste il dissenso, si governa attraverso la paura e la repressione.

Non a caso a Gaza, i civili vengono piazzati apposta vicino ai depositi di armi, accanto ai missili. Perché più morti ci sono fra la gente, più forti diventano i terroristi.

Per arrivare al dialogo, alla pace, il presupposto indispensabile è che al tavolo dei negoziati possano sedersi uomini non condizionati o vicini a gruppi sovversivi e terroristici.

Gli slogan, i selfie, le prese di posizione ideologiche e i doppi fini, non metteranno purtroppo fine al sangue.

Non so voi, ma io faccio fatica ad avere empatia per assassini che se la prendono con bambini e inermi ostaggi o per gente che ammazza le donne perché girano senza velo e condannano quei giornalisti che non si piegano a questo orrore e lo raccontano al mondo.

Eppure bisogna sforzarsi di cercare la pace ad ogni costo. L’escalation di violenza, la possibilità che la guerra contro Hamas possa allargarsi, ci avvicinano sempre più ad nuovo conflitto globale.

Recita un antico proverbio ebraico: ciò che accade solo una volta probabilmente non accadrà mai più, ma ciò che accade due volte quasi certamente accadrà una terza volta.

 

David Oddone

(La Serenissima)