E SE QUESTO mese si replicasse ciò che è accaduto a settembre dello scorso anno? Se arrivassero più di 20mila profughi a far collassare un sistema saturo? Ai piani alti del Viminale si guarda con un filo di apprensione a quanto potrà accadere nei prossimi giorni. E le parole di Renzi – che avverte: «Sulla questione dei migranti l’Europa si gioca la faccia e la dignità» – la dicono lunga sull’aria che tira nel governo alle prese con un dramma epocale. Niente allarmismo, ma la situazione viene monitorata costantemente. I posti considerati adeguati per fornire un’assistenza dignitosa sono finiti, gli sbarchi rimangono per ora nell’ambito delle previsioni ma una crescita accelerata può aggravare l’emergenza.
ECCO perché gli uomini del Dipartimento degli Interni guidato dal prefetto Morcone sono in stato di allerta: le strutture di accoglienza sono piene (da inizio anno sono sbarcate in Italia 116.127 persone) si vagliano altri posti per offrire, nell’eventualità, sistemazioni accettabili. Dove? Sia nelle strutture alberghiere che – al termine della stagione estiva – possono essere propense a mettere a disposizione stanze garantendosi un guadagno, visto che il costo medio dell’accoglienza di un rifugiato è di 35 euro al giorno. Ma non si disdegnano alloggi in affitto: «Parcellizzare la presenza sul territorio aiuta sia chi arriva sia la comunità che se ne fa carico», spiegano alla Caritas. Non è una mission impossible, assicurano al Viminale. «Man mano che si crea la necessità, i posti si trovano». E la distribuzione continuerà a essere equa, lasciando al primo posto la Sicilia con il 15%, la Lombardia con il 13% e il Lazio con il 9%. La direttiva di Alfano, che ordina ai presidenti delle commissioni territoriali di chiudere l’arretrato entro l’anno (63mila domande d’asilo attendono risposta) dovrebbe contribuire a liberare luoghi ora occupati. Ma l’emergenza non sembra aver fine: che sia il ‘tema’ lo dimostra la ‘sfida’ lanciata dall’arcivescovo Nosiglia: «Ogni parrocchia del Piemonte accolga cinque profughi». Nel medio periodo, l’introduzione di un diritto d’asilo comune a livello Ue, per cui indipendentemente dal Paese d’arrivo i migranti possono andare dove vogliono, sgraverebbe l’Italia da un peso. Di qui, l’appello del premier alla Ue a mettersi una mano sulla coscienza. Ma la Lega insorge. «Basta profughi al Nord», tuona Calderoli. E il Veneto dice no al nuovo hub per lo smistamento dei migranti nel Padovano.
Fonte: RESTO DEL CARLINO