Siamo gente di frontiera

 

di Stefano Cicchetti
I lavoratori? Solo merce di scambio
La guerra italo-sammarinese miete vittime: noi

Giulio Tremonti sa tutto dei frontalieri. Intanto perché è nato a Sondrio, area dove è normale andare a lavorare nella confinante Svizzera. Poi perché nel suo curriculum c’è anche una consulenza per la Repubblica di San Marino, quando ancora il Titano non era in cima alla sua black list. Eppure i problemi di questa persone (a fine 2009 erano 6.275 ) restano in una zona grigia dove pare nessuno si voglia avventurare. I problemi degli italiani che lavorano a San Marino restano un fatto accessorio, una nota a piè di pagina nell’infinito contenzioso fra l’Italia e la mini-repubblica. O, peggio ancora, l’argomento viene agitato solo come arma per menare qualche fendente nella rissa ormai continua fra i due Stati.
Così, ciclicamente, i sammarinesi assediati minacciano rappresaglie contro gli italiani che lavorano da loro. E dei quali peraltro non possono fare a meno, poiché rappresentano oltre il 40 per cento del settore privato.
E così Tremonti – come si scopre dalla stampa – tiene nel cassetto per un anno l’intesa già siglata sulla doppia imposizione, salvo riesumarla chiedendo che vi sia però inserito il punto che a lui sta veramente a cuore e che con i lavoratori non c’entra nulla: “una clausola sullo scambio automatico delle informazioni fra i due paesi” (Italia Oggi, 22 settembre 2010).
Dunque queste non sono persone, ma merce da baratto. E siccome uno dei due attori dello scambio, San Marino, è il classico vaso di coccio, il valore di questa merce ne consegue. Di qui le disparità con i frontalieri del Canton Ticino e del Vaticano. Di qui l’assordante silenzio che copre l’intera “guerra” italo-sammarinese, che fra le tante vittime conta ora anche la Carim.
In questi giorni le uniche voci istituzionali che si sono levate in proposito sono state quelle del presidente della provincia di Rimini, Stefano Vitali, e del consigliere regionale Pdl Marco Lombardi. Tacciono le regioni Emilia – Romagna e Marche. Tacciono i parlamentari eletti nei territori dove i frontalieri vivono e pagano le tasse. Tacciono partiti, come la Lega Nord, ben più attenta ad altri confini. Dove, a rigor di logica, i problemi dovrebbero essere gli stessi. Ma quanto sia chiara la situazione dei nostri pendolari ai loro presunti colleghi, lo si evince per esempio consultando Infoinsubria.com, portale informativo per chi vive lungo il confine italo-svizzero: “Messo sotto pressione dall’ ‘offensiva Tremonti’, che sta influendo pesantemente sulle attività finanziarie ma anche produttive, il piccolo Principato, ha iniziato a licenziare o a non più rinnovare i permessi di lavoro ai lavoratori italiani”. Ecco fatto: quella che mena il vanto di essere al più antica repubblica del mondo, presso gli Insubri diventa addirittura un “Principato”. E anche i licenziamenti degli italiani, più che di ritorsioni sammarinesi come credono al nord, ormai dipendono da ben di peggio: sono intere aziende che prendono armi e bagagli per scappare da San Marino. Perché – il messaggio è arrivato chiaro e forte – basta emettere una fattura da San Marino che il controllo fiscale diventi praticamente automatico.
Il buon Enrico Santini ogni tanto rispolvera il suo sogno: fare di Rimini lo “sbocco al mare” di San Marino. Siccome però contiamo come il famoso due di coppe, ora siamo sì uno sbocco, ma di tutte le magagne che si sono accumulate sul Titano. Pagandone un conto salatissimo: tutti, dall’ultimo operaio ai vertici bancari.