“La favola del Patto è arrivata alle ultime pagine. In questi due anni ci hanno fatto vedere che valgono zero: maggioranza e governo naufragano di fronte alle gravissime problematiche del Paese”. È stato il segretario Simone Celli a chiudere la serata, bocciando in toto l’azione dell’esecutivo.
I conti pubblici sono in “profonda sofferenza”, con un deficit che quest’anno potrebbe raggiungere gli 80-90 milioni di euro, “se bastano”. L’economia reale soffre di evidenti problemi, da gennaio ad agosto, “492 società hanno chiuso i battenti”. Insomma, “il Patto non ha un progetto economico, non è in grado di tirare fuori il Paese dalle difficoltà”. Se non bastasse, ha attaccato Celli, i rapporti con l’Italia sono ulteriormente peggiorati, “hanno fatto un capolavoro”, e la manovra finanziaria consta di interventi che sono sostanzialmente un “mazzo d’aglio: si taglia qua e là, peraltro senza capire esattamente dove e non c’è nulla per la ripresa”. Senza tralasciare la stangata sulle famiglie con l’aumento della refezione scolastica e delle rette degli asili nido, e lo “pseudo condono fiscale che farà perdere 1,5 milioni di euro alle casse dello Stato. Rimango senza parole”.
Ma le bordate sul governo, e non solo, non si sono fermate qui. L’esecutivo, ha stigmatizzato il segretario Psrs, “tace su tutto”: sulla stabilità del sistema bancario, sulla cessione della Bac e sulla Cassa di Risparmio, con la “responsabilità gravissima” di averla abbandonata a se stessa nel momento del bisogno. Non solo, ci è andato giù duro. Il governo, con il suo perdurante lassismo, “presta il fianco ad un nuovo gruppo di potere che, dando seguito ai suggerimenti avanzati in più di una circostanza dal presidente della Fondazione Cassa di Risparmio – Sums, sta cercando di concretizzare un progetto di fusioni, accorpamenti ed acquisizioni con l’obiettivo di prendere in mano una fetta molto consistente del sistema finanziario sammarinese e di localizzarlo anziché internazionalizzarlo come invece sarebbe opportuno. E’ un’azione che rischia di minare in profondità la democrazia e la stabilità finanziaria del Paese. Noi non lo permetteremo e per questo continueremo a vigilare su queste strane dinamiche che si stanno sviluppando nel mondo bancario”. E dall’esecutivo, ha reclamato Celli, servirebbe una “posizione precisa”. Ma “il Patto non ce la fa più e per il bene del Paese è giunto il momento che vada a casa”.
Sottolineata l’insufficienza e l’inadeguatezza del governo, Celli ha affrontato i nodi politici del futuro, partendo dalla certezza che “cambiamento significa cambiare equilibri politici”. E se le “coalizioni del 2008 sono morte, hanno fallito entrambe, ne serve una nuova per governare il Paese, per un vero salto di qualità della politica”. È il momento di dire basta alle “operazioni di potere”. Per questo Celli ha frenato sulla costituente socialista lanciata da Augusto Casali, “al momento non siamo soddisfatti e sono necessari alcuni chiarimenti di fondo, deve essere un progetto condiviso che nasce dal basso e non dai vertici dei partiti”. La nuova coalizione, ha chiarito, va costruita in base alla condivisione di un progetto per il futuro, per mettere in atto “una rivoluzione democratica e riformista”. Quattro allora le sue caratteristiche: collaborazione stabile tra area socialista, area democristiana con punto di riferimento la Dc e centro riformista cui stanno lavorando Eps e Ddc; rinnovamento favorito dai partiti; nuova etica pubblica basata su legalità, moralità e trasparenza; riforme strutturali. Così, ha concluso, “possiamo costruire la San Marino del 2020, la San Marino del terzo millennio: il cambiamento è possibile, basta volerlo. E noi del Psrs lo vogliamo”.