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(ANSA) – BARI, 26 FEB – Per il sindaco di Bari, Antonio
Decaro, è “sbagliata” e “rappresenta una brutta pagina per la
politica pugliese” l’articolo della legge di Bilancio pugliese
che allunga la legislatura regionale fino a 9-10 mesi, in caso
di dimissioni del presidente. Quella disposizione fu
ribattezzata come “salva Consiglio” e “anti Decaro” perché,
allungando la permanenza in carica dei consiglieri regionali,
teneva Decaro lontano dalla possibilità di candidarsi alle
Regionali. Il mandato del sindaco di Bari, infatti, termina nel
2024, in concomitanza con le elezioni per il rinnovo del
Parlamento europeo alle quali Emiliano potrebbe decidere di
partecipare dimettendosi un anno prima rispetto alla naturale
fine della legislatura. Ora la legge è stata impugnata da
Palazzo Chigi dinanzi alla Consulta perché viola l’articolo 126,
terzo comma, della Costituzione.
“Allungare il mandato in corso, in caso di dimissioni del
presidente, facendolo con voto segreto, senza distinzione tra
maggioranza ed opposizione, equivale a dire – afferma Decaro –
che chi detta le regole del gioco non sono più i cittadini ma i
politici”. “Quello che è avvenuto a fine dicembre – argomenta -,
mentre il Consiglio era impegnato a discutere e approvare la
legge di Stabilità, è un segnale molto brutto nei confronti
degli elettori”. Cosa si sarebbe dovuto fare? “Una cosa
semplice: avviare una discussione su una riforma complessiva
della legge elettorale”. Ora – spiega – “penso che il Consiglio
regionale sia nelle condizioni di tornare sui suoi passi. È
segno di intelligenza riflettere sulle proprie incertezze.
Conosco tanti consiglieri che hanno sensibilità e coraggio per
ammettere i propri errori”.
“Affidare la soluzione di questa vicenda ai giudici è
sbagliato. I giudici – conclude – controllano ed intervengono
quando le parti non sono in grado di farlo da sole. E questa
vicenda riguarda la politica ed il suo rapporto fondamentale con
la base elettorale. È materia che non lascerei alla
magistratura, per quanto si tratti dell’alto intervento della
Corte costituzionale”. (ANSA).
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