La crisi impone una nuova politica industriale. Non vi è più posto per l’anticaglia, per chi fa profitti a spese della collettività senza renderle nulla in cambio. Ci riferiamo, per esempio, alla Cartiera Ciacci. La Cartiera Ciacci per i bilanci dell’Azienda dei Servizi (che lo ricordiamo appartiene a noi tutti) è una vera sciagura: dall’Azienda compra energia e metano sottocosto; sversa una quantità imprecisata (anche per pericolosità) di liquami nel sistema fognario la cui depurazione è sempre a carico dell’Azienda; da sola si mangia il 10% delle forniture energetiche complessive, obbligando l’Azienda a un costosissimo e continuo adeguamento della rete; drena dal Lago Marecchia acqua a costo zero. E, non da ultimo, con i suoi processi produttivi minaccia la salute dei cittadini e dell’ambiente. Ci si dirà: sono scelte strategiche, lo Stato può e deve aiutare quelle aziende che irrobusticono il tessuto economico, che creano occupazione. Noi rispondiamo: per ciò che le è offerto, la Cartiera rende una miseria: 41 posti di lavoro, tutta manodopera, o quasi, con passaporto non sammarinese (lo diciamo senza discriminazione alcuna).
Da anni si parla della sua chiusura. E invece il governo ha firmato una convenzione che in apparenza sembrerebbe sanare i vergognosi privilegi di cui fino ad oggi ha goduto, ma che invece apre le porte a nuove possibili speculazioni.
Per quanto riguarda il prelievo di acqua dal Marecchia verrà applica una tariffa di soli 0,15 euro per ogni metro cubo. Lo sversamento di liquami continua, anche se a forfait. Le aziende produttive avrebbero invece l’obbligo di installare dei contatori che misurino la qualità e l’effettivo volume delle acque di lavorazione immesse nel sistema fognario. Niente contatori per la Cartiera, ma un quantitativo forfettario di 165.000 metri cubi all’anno, per i quali dovrà corrispondere all’Azienda dei Servizi 99.000 euro. Ci chiediamo: e se i liquami prodotti fossero molti di più? e sugli anni in cui non ha pagato un euro, facciamo conto pari?
Ma il punto centrale della convenzione riguarda la costruzione di un impianto di cogenarzione alimentato a gas metano per la produzione di energia elettrica. Nella convenzione si dice che le opere di allacciamento della rete del gas all’impianto dovranno essere sostenute per il 50% dalla Cartiera e per il restante 50% dall’Azienda dei Servizi. Qui si parla di costi per milioni euro. Perché mai l’Azienda dovrebbe concorrere in queste spese? Dove risiede l’interesse pubblico? Una volta che la Cartiera avrà il suo impianto, questa, sempre secondo la convenzione, avrà il diritto di comprare il gas anche altrove, in una sorta di liberalizzazione ad personam, pagando all’Azienda per l’uso della rete la somma sempre forfettaria di 22.750 euro all’anno. Una cifra ridicola se raffrontata ai svariati milioni di metri cubi consumati dalla Cartiera. che crea un precedente. Con questa decisione si va a creare un precedente che potrebbe avere esiti al momento difficilmente valutabili ma comunque dannosi per l’Azienda dei Servizi.
Ciò che dalla convenzione emerge con chiarezza è che anche nella crisi c’è un gruppo sociale che continua a conservare il suo status privilegiato, che lo esenta da ogni obbligo nei confronti della collettività alla quale anzi sottrae ricchezze e possibilità. È contro questo ristretto ma ben radicato gruppo di avidi speculatori che dovrebbe concentrarsi la lotta politica. Perché ritragga i suoi tentacoli dal Palazzo e venga ridotto all’impotenza, ma anche perché renda a San Marino il maltolto di troppi anni di sottrazioni.
Sinistra Unita