Siria. Intesa Usa-Russia sulla tregua Turchia difesa da aerei e navi Nato

ASSAD 1PASSA all’unanimità la risoluzione sulla Siria: cessate il fuoco generale e governo di transizione, ma nessuna parola sul futuro di Assad. Tra il Palazzo di Vetro dell’Onu e l’Hotel Palace nel centro di Manhattan i ministri degli esteri dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (Usa, Cina, Russia, Francia e Inghilterra) si sono incontrati per ore, alla presenza del segretario generale dell’Onu Ban Ki moon, e del suo inviato in Siria, Staffan De Mistura (che gestirà i contatti con le opposizioni e con il governo di Damasco) insieme ad altri rappresentanti dell’International Sirian Support Group cercando di definire il testo comune di una road map.

IL PASSAGGIO cruciale sancisce la tregua in Siria entro gennaio e una transizione politica guidata da un governo di unità nazionale che includa le opposizioni moderate e porti entro 18 mesi il paese a nuove elezioni.
Nelle stesse ore la Nato ha dato via libera all’invio di aerei radar e navi militari nel Mediterraneo orientale, per incrementare la difesa della Turchia «in considerazione della situazione instabile della regione». L’asse antiterrorismo tra Wahington e Mosca, che ha ottenuto giovedì un’altra risoluzione dell’Onu unanime per bloccare e soffocare tutte le fonti di sostentamento dell’Isis, sta dando frutti rapidi e ha fatto da battistrada. Uno dei nodi dell’intesa di ieri è rimasto fino all’ultimo la lista delle «organizzazioni terroriste» che la Giordania ha cercato di mettere insieme individuandola fra 167 gruppi estremisti nei quali l’Arabia Saudita e gli Usa vorrebbero mantenere anche gli Hezbollah libanesi, mentre Russia e Iran li volevano escludere, in quanto loro alleati contro l’Isis.

«SUL PIANO umanitario il cessate il fuoco rappresenta un risultato straordinario – afferma il ministro degli Esteri italiano, Gentiloni, che ha partecipato ai lavori – . Dovrebbe segnare l’avvio di una transizione per far uscire Bashar al Assad, ma senza che questo provochi un vuoto di potere e un crollo delle istituzioni in Siria».
Intorno all’enorme tavolo dell’Hotel Palace c’erano tutti i 20 protagonisti di Vienna trasferitisi a New York al quartier generale dell’Onu per arrivare alla stretta finale col ministro degli esteri iraniano Zarif seduto di fronte al collega saudita, sostenitore di idee opposte. Il negoziato frenetico si è mosso tra alti e bassi ma non si è mai interrotto. «Il segretario di Stato Kerry e il ministro degli esteri Lavrov hanno cercato di smussare ogni spigolo in questa difficile maratona negoziale. E si ritrovano alleati nella lotta al terrorismo rispetto alle questioni bilaterali che rimangono aperte ma passano in secondo piano». New York era l’ultima occasione per il cessate il fuoco e per raggruppare tutte le forze contro l’Isis. Mentre le divergenze tra Mosca e Washington sul futuro di Assad e sul suo ruolo nella transizione continuano significative, anche se non più incompatibili.

L’IRAN non condivide il ruolo dell’Arabia Saudita che ha schierato 34 paesi facendosi garante per l’intero blocco delle opposizioni armate. Teheran sostiene che molti di questi gruppi «considerati moderati», in certe aree della Siria combatterebbero invece al fianco di Al Quaeda, dei tagliagole del Califfato e di Al Nusra.
Il voto unanime dell’Onu ha aperto una pagina nuova per la Siria e il Medio Oriente. Mentre l’Isis diventa per tutti l’unico nemico da eliminare subito.

Resto del Carlino