Siria. Merkel invia tornado e navi. La Francia rafforza l’asse con Putin

epaselect epa04614812 (L-R) Russian President Vladimir Putin, German Chancellor Angela Merkel, French President Francois Hollande and Ukrainian President Petro Poroshenko pose during for a group photo during the Ukraine peace talks in Minsk, Belarus, 11 February 2015. EPA/MAXIM SHIPENKOV

POCHI GIRI di parole. Francois Hollande, l’altro giorno, con Angela Merkel era andato dritto al cuore del problema: «La Germania deve fare di più». Così giusto per contrappuntare che i 650 soldati tedeschi che la cancelliera si era impegnata a inviare in Mali – l’altro teatro di guerra in cui la Francia è impegnata – non potevano bastare. Perché per l’Eliseo il cuore del problema è, appunto, la Siria. E di conseguenza la partecipazione ai raid contro l’Isis. La Francia aveva giocato d’anticipo. Iniziando a colpire dall’alto quello che resta dello Stato di Damasco, mai così spezzettato e mai così diviso nelle varie occupazioni del territorio. La Merkel ha aspettato 24 ore – forse anche un po’ meno – e poi ha accolto l’invito di Hollande. A metà pomeriggio trapela che la Germania è pronta inviare i Tornado in Siria. I contorni dell’operazione diventano più chiari col passare delle ore. Ecco che cosa mette sul piatto la Cancelliera per sostenere l’azione militare francese e combattere l’Isis: dai 4 ai 6 Tornado che sorvoleranno l’area di crisi per fare foto e individuare obiettivi, inoltre una nave da guerra che dovrà blindare la portaerei francese «Charles De Gaulle» e ancora un aereo di rifornimento e vari satelliti di ricognizione. «Il nostro aiuto si basa su tre componenti: tutela, riconognizione e logistica«, dice il ministro della Difesa, Ursula von der Leyen. Il governo della
Grosse Koalition – dopo i vari incontri che hanno preceduto l’annuncio per pianificare la strategia – sembra coeso. L’ultimo passaggio, ovviamente, è il Parlamento. Passaggio obbligato e scontato nel risultato, almeno secondo le previsioni: il via libera dovrebbe arrivare senza problemi, ma non prima di gennaio.

PIÙ O MENO lo stesso esame cui vorrebbe sottoporsi in tutta fretta il premier inglese David Cameron. Lui morde il freno, vorrebbe arrivare in tempi brevi al voto per avviare così l’allargamento dei raid della Raf alla Siria. Ma d’altra parte non vuole scivolare di nuovo sulla missione siriana come accadde non più tardi di due anni fa. Allora il governo subì una bocciatura pesante sull’intervento in Siria, ma gli obiettivi al tempo erano altri: bombardare le forze di Assad e disarcionare il presidente. Ora il mirino si sposta sull’Isis e la platea si è decisamente allargata con l’immagine di quello che è accaduto a Parigi ancora negli occhi. Tra l’altro un voto favorevole alla Camera dei Comuni, permetterebbe a Cameron di rinsaldare la maggioranza dei Tories nel Paese, perché i Labour rischiano di spaccarsi sulla questione (i moderati anti Corbyn hanno chiesta libertà di voto). Comunque, la prossima settimana si va alla Camera dei Comuni.

INTANTO Hollande che ha incassato l’impegno concreto della Merkel in Siria, ieri è andato in visita da Putin. L’obiettivo: la grande e unica coalizione che includa Europa, Usa e Russia. Il presidente francese che, rispetto al passato, ha evitato accuratamente di mettere in primo piano il destino di Assad (difeso dal Cremlino) ha ottenuto dallo zar un «siamo pronti a cooperare con la Francia». E Putin si è allargato: «Per combattere meglio l’Isis serve una coalizione comune, unificata». Sembra un’apertura, nemmeno tanto implicita, agli Stati Uniti.

La Stampa