«Siringhe infette in spiaggiaper scatenare il terrore a Rimini». «Cambio di strategia. Negli anni ’90 la Riviera finì nel mirino dei boss»

bruscaLe rivelazioni del pentito Brusca: «Era un avvertimento ai politici»
Ascoltato ieri in videoconferenza, Giovanni Brusca ha raccontato ieri che dopo la strage di Capaci Cosa Nostra mise sotto tiro monumenti e spiagge
ERANO PRONTI a tutto, dopo aver ucciso Falcone e Borsellino. Anche a disseminare la spiaggia di Rimini di siringhe infettate di Aids. Era la risposta degli uomini di Totò Riina all’arresto del boss, al carcere duro per i detenuti mafiosi e all’inasprimento delle pene nei loro confronti. A confermarlo ieri è stato Giovanni Brusca, uno dei pezzi da novanta di Cosa Nostra negli anni 90, considerato mandante ed esecutore della strage di Capaci del 23 maggio 1992 in cui rimasero uccisi Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre uomini della scorta. Brusca lo ha rivelato nel processo contro Filippo Marcello Tutino, ritenuto il basista della strage di via Palestro a Milano del 26 luglio 1993, quando un’autobomba esplose davanti al Padiglione d’Arte Contemporanea uccidendo cinque persone. Ascoltato come teste in videoconferenza, Brusca ha raccontato come dopo Capaci ci fu un cambio di strategia Cosa Nostra. Gli obiettivi sensibili «non erano più i magistrati, ma monumenti e musei». Da qui le bombe piazzate in via dei Georgofili a Firenze, vicino alla Galleria degli Uffizi, e in via Palestro a Milano. «Avevano programmato anche un attentato alla Torre di Pisa», ha detto Brusca. E soprattutto c’era l’intenzione, da parte della mafia, di «mettere siringhe infettate di Aids sulla spiaggia di Rimini». Il cambio della strategia stragista, ha spiegato l’ex mafioso, diventato collaboratore di giustizia, fu «portata avanti da Leoluca Bagarella» dopo l’arresto di Riina. Il progetto dell’attentato a Rimini era già stato tra l’altro rivelato anche da un altro ex affiliato di Cosa Nostra, Gioacchino La Barbera. «Era un modo disse per far capire allo Stato che comandava Cosa Nostra. Un fatto del genere poteva svuotare Rimini di turisti, costringendo i politici a scendere a patti…». L’ex procuratore nazionale antimafia Pier Luigi Vigna ha rivelato come negli anni ’90 fosse cambiata la strategia delle stragi mafiose, confermando che tra i disegni’ di Cosa Nostra c’era anche quello di seminare il panico a Rimini buttando siringhe infette. Manuel Spadazzi
Nei piani dei mafiosi c’era un attentato alla Torre di Pisa, depositare in spiaggia a Rimini siringhe infettate con l’Hiv e avvelenare merendine nei supermercati
Rimini ospitò in quegli anni il presidente della commissione Antimafia Luciano Violante dopo l’allarme scattato sui forti rischi di infiltrazioni mafiose. Il Resto del Carlino