Sorrentino, porto in tv il teatro ‘umano’ di Mattia Torre

Nella ‘sua’ casa, il teatro Ambra Jovinelli a Roma, Mattia Torre, il drammaturgo precocemente scomparso il 19 luglio 2019, si godrebbe il momento: il suo teatro, ironico, potente, divertente e al tempo stesso tragico, arriva in tv portato dai suoi attori-amici di sempre, con la regia televisiva del premio Oscar Paolo Sorrentino, la produzione di Lorenzo Mieli suo ‘fratello’ sodale per una vita.     “Con questo progetto e Boris in onda è stato fatto un grande regalo per i 50 anni che non ha mai compiuto, ne sarebbe felice”, dice la vedova Francesca Rocca. Sei Pezzi Facili, dal 19 novembre alle 22 su Rai3, proposti da Rai Cultura, sono sei tra le opere più famose di Torre, interpretate proprio dai suoi attori tornati in scena per questo allestimento. “Mi sono avvicinato al suo teatro – sottolinea Sorrentino oggi a Viale Mazzini – con il massimo rispetto e con la voglia di valorizzare e amplificare il suo talento, io come regista mi sono limitato a pochi appigli cinematografici, delle minime ibridazioni – come seguire gli attori fuori del palco, ndr – perchè con testi e interpreti così ogni aggiunta è superflua”.    
Quella intorno a Torre è una sorta di comunità, tutti felici di ritrovarsi ancora alle prese con storie che nel divertire fanno riflettere, lasciano il segno. C’è Valerio Mastandrea in Migliore, che apre la serie, poi Geppi Cucciari in Perfetta (“Nessuno come lui ha saputo fare un ritratto femminile così vero”), Valerio Aprea, uno dei suoi attori feticcio, protagonista con Paolo Calabresi di Qui e ora (3 dicembre), In mezzo al mare e Gola (il 17 dicembre), Giordano Agrusta, Massimo De Lorenzo, Cristina Pellegrino, Carlo De Ruggieri nel corale ‘456’ (il 10 dicembre).    
Un teatro che è anche tv e anche cinema, “un progetto originale che rappresenta uno dei momenti migliori della Rai, come quando coinvolgeva grandi artisti come Fellini, Bertolucci, Olmi, Ronconi, una tradizione che oggi si ripete”, dice l’ad Carlo Fuortes. C’è la scommessa del teatro in tv, in un orario di prestigio, “giusto – aggiunge la direttrice di Rai Cultura Silvia Calandrelli – che il servizio pubblico renda fruibile questo tesoro”.    
Cosa ha di così potente il teatro contemporaneo di Torre? Risponde all’ANSA Sorrentino: “E’ su un doppio binario, comico ma si muove anche su temi estremamente profondi, delicati, paurosi. Non è schiavo di certe derive degli ultimi tempi, è libero nell’uso delle parole e dei toni, ironico, autoironico.     Torre è un grandissimo indagatore delle nostre miserie e soprattutto ci ricorda che certe miserie possono essere amate”.    
Dice Aprea: “Il suo non è un teatro noioso, è da paura, è una comicità irrinunciabile, rivoluzionaria mai fine a se stessa. Ti fa sentire fragile, piccolo, contraddittorio”. Valerio Mastandrea, protagonista di Migliore, storia di un uomo normale che un incidente diventa un uomo cattivo e improvvisamente si vede aprire tutte le porte della società, parla di “viaggio sentimentale. Verso il teatro ho una specie di amore e repulsione, è stato Mattia a farmi venire questa inclinazione, che mi da tormento e angoscia”.     Produzione Fremantle in collaborazione con The Apartment (gruppo Fremantle) per Rai Cultura, Sei pezzi facili riporta Paolo Sorrentino alla regia televisiva di opere teatrali anni dopo le esperienze con Toni Servillo in Le voci di dentro e Sabato domenica e lunedì di Eduardo De Filippo. “Sempre – sottolinea Sorrentino – con lo stesso rispetto, la stessa essenzialità registica, se le cose funzionano non c’è bisogno di mettere fantasia, non mi sognerei mai di girare per i quartieri di Napoli, Eduardo sta bene dove sta, a teatro”. (ANSA).    


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