Speranza Scappucci, ‘una grande emozione debuttare al Met’

“E’ stato un anno straordinario. A gennaio la chiamata inaspettata alla Scala di Milano, a febbraio l’Opera di Stato di Berlino, a luglio il Covent Garden di Londra, a settembre l’Opéra di Parigi e ora, dal 10 novembre, al Metropolitan di New York con Rigoletto di Verdi”. Il 2022, con cinque debutti d’eccezione nei teatri più prestigiosi del mondo e sempre da prima italiana a salire sul podio resterà memorabile per Speranza Scappucci, direttrice d’orchestra che corona nel tempio americano della musica una carriera già ricca di successi. Direttrice musicale dell’Opera Royale de Wallonie di Liegi dal 2017 al 2022, è stata applaudita in passato a Vienna, Zurigo, Los Angeles, Detroit, Barcellona, Bilbao, Monaco, Tokyo e Shanghai, oltre che a Roma, Milano, Torino, Parma e Firenze.    
“Debuttare al Met è un punto di arrivo molto significativo – dice da New York in un’intervista all’ANSA -. Ho studiato per anni negli Stati Uniti, alla Juilliard School dopo il conservatorio di Santa Cecilia a Roma. Mi sono formata qui come pianista e come maestro accompagnatore nei teatri d’opera.     Tornare al Lincoln Center, dove si trova il Met in cui ho lavorato come pianista per varie stagioni, è come tornare a casa, ma stavolta da direttrice d’orchestra sarà un momento molto emozionante. New York è la mia casa come lo è Roma”. Che cosa rappresenta questo traguardo? “Dal punto di vista professionale il Metropolitan è uno dei teatri più importanti al mondo e il più importante d’America. Qui Pavarotti ha fatto la tutta la sua carriera più brillante. E’ un’orchestra meravigliosa, e anche il coro… è una esperienza bellissima. Sono molto grata e felice”. Il podio del mitico teatro della Grande Mela, del resto, era già nei piani che il Covid ha mandato a monte. “Avrei dovuto debuttare al Met nel gennaio 2021 con Traviata – spiega – ma per la pandemia tutta la stagione è stata cancellata. Il Rigoletto era in calendario per questo novembre e così diventa il mio vero debutto. Diciamo che quando è cominciata la mia carriera mi hanno seguito nel mio percorso e quattro-cinque anni fa è arrivata la chiamata, perché questo tipo di impegni va programmato con largo anticipo”.
Come sarà questo suo Rigoletto? “L’opera è la ripresa di una produzione che ha debuttato l’anno scorso. Cercherò di rispettare come sempre quello che Verdi ha scritto, in cui esalto molto non solo le voci ma soprattutto l’orchestra, con un’attenzione particolare ai colori verdiani, ai contrasti delle scene intime tra padre e figlia, a quelle di insieme con il coro, alle melodie famosissime, alle arie, ai duetti. Verdi in tutte le sue opere dipinge ogni situazione con elementi orchestrali magnifici che vanno messi in evidenza. Con questa orchestra si riescono davvero a fare cose meravigliose”. Nelle 14 recite in programma fino al 29 dicembre si alterneranno due cast di altissimo livello, il primo con il soprano italiano Rosa Feola, il baritono americano Quinn Kelsey e il tenore francese Benjamin Bernheim; l’altro con Lisette Oropesa, Luca Salsi e Stephen Costello. “Sono molto contenta – sottolinea – sono tutti amici che conosco da anni, c’è una bellissima atmosfera”.     L’anno nuovo impegnerà la direttrice d’orchestra romana – “mi raccomando, direttrice”, puntualizza come unico accenno alle questioni di genere – in una fitta agenda di concerti sinfonici a Lione, Parigi, Stoccolma, Brescia e Genova. A primavera riprenderà con l’opera a Toronto con Macbeth di Verdi e a giugno a Liegi con I dialoghi delle Carmelitane di Poulenc. Continuerà, inoltre, l’avventura televisiva con Corrado Augias per Rai3 con ‘La gioia della musica’, in studio e con l’orchestra sinfonica della Rai di Torino. “Per fortuna sono profeta anche in patria.     Ho molti impegni all’estero, ma lavoro molto anche in Italia.     Diciamo che mi piacerebbe farlo di più, vorrei avere sempre l’Italia nel mio calendario perché amo il mio paese e il mio pubblico”. Direttrice, il suo sogno nel cassetto? “Ne avevo tanti e si stanno avverando quasi tutti – risponde sorridendo -. Nella mia vita è stato sicuramente importantissimo il debutto alla Scala dove spero di tornare presto. E’ un teatro meraviglioso, il simbolo dell’opera nel mondo. So che avverrà, ma è qualcosa che sogno sempre. Dopo l’esperienza di Liegi mi piacerebbe tornare a dirigere un teatro internazionale e, perché no, un’orchestra italiana”.    


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