DALLA punta a nord dell’Emilia fino all’ultima costa della Romagna. Un urugano che si è abbattuto sugli stabilimenti balneari senza tregua, con una tromba d’aria che lascia i resti malconci di un’estate che non decolla. Con ombrelloni e lettini volati via, cabine distrutte, tetti scoperchiati e bar e ristoranti da risistemare da capo. Il giorno dopo la tempesta, si contano i danni. A Rimini stanno già facendo i conti con il 20% in meno delle presenze da inizio estate, con i turisti che non sono nemmeno tentati di disfare la valigia. E i danni si contano anche a Cesenatico: posto diverso, ma stessa storia. E anche qui, il maltempo costringe a fare i conti più con i danni che con i guadagni.
PER NON parlare di Ferrara e dei lidi. Venti millimetri di pioggia in venti minuti e una tromba d’aria hanno chiuso la porta agli affari che i proprietari degli stabilimenti contavano di fare con qualche week end più soleggiato e con un agosto che contava, magari, qualche turista in più. Lo stabilimento più colpito è a Lido di Spina: al bagno ‘La bussola’, infatti, il titolare Amedeo Braghitoni si mette le mani nei capelli: «Un’estate da dimenticare, se non avessi avuto loro…». E indica le decine di volontari, suoi clienti affezionati, che si sono messi all’opera dal mattino presto, quasi all’alba, per risistemare i lettini distrutti, gli ombrelloni volati via, i tetti scoperchiati del bar-ristorante dello stabilimento. Dove i vetri sono anche andati distrutti per colpa della tromba d’aria che sabato lo ha colpito in pieno. «Conto quasi 200mila euro di danni, roba da chiudere e riconsegnare tutto al demanio se non avessi avuto chi mi stava accanto per darmi una mano». Conta danni minori, circa 30 mila euro, il proprietario dello stabilimento ‘La baia di Maui’, Simone Cortese. «Abbiamo una scuola di windsurf e le tavole sono volate via, un catamaro distrutto…», dice, mentre volge lo sguardo verso le cabine sollevate dal vento e distrutte, come a sommare nella mente tutto quello che gli costerà un sabato pomeriggio di alluvione. C’è chi si rimbocca le maniche, quindi: giovani o anziani, poco importa. Perché qualcuno solleva lettini, altri ripristinano il campo di bocce volato via con il vento. «Un disastro che non si può dimenticare», dice il sindaco di Comacchio Marco Fabbri, il giorno dopo. Quando le strade sono state già ripulite dagli alberi caduti, quando i bagnini e i titolari degli stabilimenti si sono rimessi all’opera. Per cercare di riportare a sembianze normali questa pazza estate. Il Resto del Carlino
