Fino a qualche anno fa era un termine per lo più sconosciuto, di quelli che si sentono distrattamente al telegiornale ma di cui si ignorano l’origine e il senso. Oggi lo stalking è entrato a far parte del linguaggio comune. Stalking è la persecuzione e violenza psicologica tramite molestie, minacce e forme di controllo.
Non è più solo una parola, ma un vero e proprio fenomeno, che si sta spargendo a macchia d’olio. Coinvolge o ha coinvolto il 20% della popolazione italiana e può essere prologo di atti violenti: circa il 10% degli omicidi dolosi avvenuti in Italia dal 2002 al 2008 sono stati preceduti da atti di stalking. Telefonate, sms, e-mail a qualunque ora. All’inizio è qualcosa di fastidioso, snervante. Ma poi può fare il salto di qualità con appostamenti e pedinamenti. E allora fa piombare la vittima nella paura. L’atto finale è la violenza fisica.
Un italiano su cinque ne è o ne è stata vittima. Si tratta per l’80% di donne, anche se sono in crescita le richieste d’aiuto da parte di uomini, passate dal 10 al 25%. Nella maggior parte dei casi si conosce l’autore della persecuzione che dura mediamente un anno e mezzo: lo stalker è il partner o ex, un condomine, un familiare. Non esiste un profilo preciso: può essere chiunque, dai 17 ai 70 anni, con o senza lavoro, ricco o povero. Un fenomeno trasversale insomma.
Nel 70% dei casi queste persecuzioni portano a disturbi come ansia, perdita del sonno, fino al tentativo si suicidio. Solo il 17% delle vittime però sporge denuncia. Una situazione destinata a cambiare con l’istituzione del reato di stalking appena approvata dalla Camera.
Fonte: San Marino RTV