Stefano Vitali cacciato’ dal Pd:«Non hai pagato la tessera». L’ex presidente «escluso da ogni organo del partito»

stefano-vitali-visita-il-carcere-di-riminiVATTI a fidare dei compagni’… «E’ proprio vero allora: quando non ha più la poltrona, non sei più nessuno. Neanche nel tuo partito», prova a scherzarci sopra Stefano Vitali. Che è stato cacciato’ «da ogni organo del Pd» per non aver rinnovato la tessera nel 2014.

Ad avvertirlo che il Pd l’aveva fatto fuori è stato l’altro ieri Renzo Casadei, ex assessore e segretario a Santarcangelo, e da anni tesoriere provinciale del partito. «Il colmo è che da quando non sono più presidente della Provincia non sento praticamente più nessuno dal Pd.

E’ mai possibile che l’unica volta che qualcuno mi chiama, è per farmi fuori?». Vitali, ma lei la tessera l’ha pagata o no? «Io sono sicuro di sì, anche se probabilmente non l’ho ritirata. Però è una questione di metodo, e di stile anche se vogliamo. La tessera l’ho sempre fatta, sono stato assessore comunale a Rimini e poi presidente della Provincia. Magari la telefonatina potevano farla un po’ prima, per chiedermi perché non avevo rinnovato l’iscrizione. E così avremmo chiarito tutto». Invece? «Invece giovedì mi chiama Casadei e mi comunica secco: Non hai fatto la tessera per il 2014, e per questo decadi da tutti gli organi». Quale ruolo aveva ancora all’interno del partito? «Prima, in quanto presidente della Provincia, ero di diritto tra i membri della direzione provinciale del Pd. Finito il mio mandato di amministratore, ufficialmente non avevo più incarichi nel partito». Magari al Pd avranno pensato che lei non fosse più interessato neanche al partito stesso? «E avrebbero pensato male. Perché io non ho mai detto che uscivo dal Pd, non l’ho mai dichiarato, e ho partecipato anche a qualche riunione pur non avendo più un ruolo. Tant’è che rifarò la tessera anche nel 2015». E quella del 2014? «Recupero anche quella, se mi accorgo di non aver saldato la mia quota. Figuriamoci se mi tiro indietro… Io ho sempre sostenuto il mio partito, a differenza di molti altri». In che senso? «Sono stato uno dei (pochi) amministratori riminesi che ha sempre contribuito al Pd, versando una quota del mio stipendio, prima da assessore poi da presidente della Provincia. L’ho sempre fatto, a differenza di altri. Su una cosa sola mi sono impuntato, l’anno scorso: quando ho dichiarato che con il mio contributo non intendevo pagare lo stipendio al segretario provinciale Magrini mentre, contemporaneamente, il partito era costretto a mettere in cassa integrazione i dipendenti». Che al Pd se la siano presa per quel motivo? «Non lo so, non mi interessa. Io la tessera continuerò a farla, non mollo il Pd. Certo che non è che bello constatare come si ricordino di te solo per pagare la quota annuale…». Manuel Spadazzi, Il resto del Carlino