Debiti, un’imputazione per bancarotta fraudolenta, un carattere difficile. L’aggressore, 57 anni, con alle spalle una serie di fallimenti nel settore immobiliare, questa mattina ha trasformato il Palazzo di Giustizia di Milano in un poligono. Tre le vittime: il giudice fallimentare Fernando Ciampi, l’avvocato Lorenzo Alberto Claris Appiani che era teste nel processo e Giorgio Erba, coimputato dell’uomo. Ferito Davide Limongelli anche lui imputato nel giudizio in corso. Colpito a una gamba un altro legale. Tredici i colpi di calibro 675 esplosi dall’assassino: “Volevo vendicarmi di chi mi ha rovinato”
Debiti, un’imputazione per bancarotta fraudolenta, un carattere difficile. Claudio Giardiello, 57 anni, con alle spalle una serie di fallimenti nel settore immobiliare, questa mattina ha trasformato il Palazzo di Giustizia di Milano in un poligono con la sua calibro 765. Tre le vittime: il giudice fallimentare Fernando Ciampi, l’avvocato Lorenzo Alberto Claris Appiani che era teste nel processo e Giorgio Erba, coimputato del killer, sono stati uccisi dall’assalitore. Si è parlato più volte anche di una quarta vittima, un uomo trovato senza vita sulle scale del Tribunale colpito probabilmente da un infarto, ma non è arrivata nessuna conferma. Il bilancio ufficiale è di tre morti e due feriti. Ferito il nipote di Erba, Davide Limongelli anche lui imputato nel giudizio in corso: è in prognosi riservata all’ospedale Niguarda. Colpito a una gamba un altro legale che non è in pericolo di vita.
L’assalitore è stato poi arrestato a Vimercate (Monza) dai carabinieri dopo una fuga in moto e durante l’interrogatorio si è sentito male. “Volevo vendicarmi di chi mi ha rovinato” le prime parole pronunciate subito dopo essere stato catturato. L’assassino è stato sentito dal procuratore aggiunto di Milano Alberto Nobili, dal pm di Monza Franca Macchia, ma a procedere sarà la Procura di Bresciaperché tra le vittime c’è un magistrato in servizio a Milano. Tommaso Bonanno, procuratore capo di Brescia, parla in conferenza stampa di “uno scenario di stupore e gravità inaudita” e di “atto inconsulto”. Giardiello “ha agito con fredda premeditazione” aggiunge Bonanno. Il killer di Milano ha esploso 13 colpi di arma da fuoco ed era dotato di due caricatori di proiettili: “Pistola regolarmente detenuta” ha spiegato il comandante di Monza. Che ha aggiunto che l’uomo ha raccontato “che stava andando a cercare un’altra persona, che riteneva responsabile del fallimento della sua azienda, per ucciderla”.
Giardiello era imputato nel processo Magenta Immobiliare. Appiani era stato il legale dell’aggressore in un precedente fallimento e all’udienza di oggi era andato a testimoniare. L’assalitore, dopo avere chiesto al suo difensore di rimettere il mandato, ha puntato l’arma contro Appiani. Poi ha sparato a Limongelli ed Erba, deceduto poi al Policlinico. È sceso quindi al secondo piano e ha esploso due colpi nella direzione del giudice Ciampi, che stava presiedendo una udienza in aula.
In aula non c’era il pm titolare dell’inchiesta
In aula al processo avrebbe dovuto esserci Bruna Albertini, titolare dell’inchiesta, ma essendo impegnata anche in una udienza all’ufficio gip, ha chiesto al collega Luigi Orsi di sostituirla nel dibattimento. Una sostituzione all’ultimo minuto che per alcuni in procura è stata da un certo punto di vista provvidenziale, Albertini ha più volte anche interrogato il killer. “Poiché voleva uccidere tutti quelli che riteneva responsabili del suo fallimento – è stato fatto notare al quarto piano di palazzo di Giustizia di Milano – sicuramente avrebbe sparato o comunque fatto del male a Bruna Albertini se solo fosse stata in aula”. L’uomo, che era vestito in giacca e cravatta gialla, prima è fuggito all’interno del Palazzo, poi è scappato in sella a una moto. Secondo le informazioni Giardiello potrebbe essere prima salito al sesto o al settimo piano dove ci sono gli uffici Gip/Gup e poi avrebbe guadagnato l’uscita. L’aggressore “sarebbe uscito dallo stesso ingresso di via Manara da cui è entrato, che non prevede il metal detector ma solo controllo dei documenti e da cui possono entrare avvocati, magistrati e personale amministrativo. Questa è al momento solo un’ipotesi investigativa” dice Bruti Liberati.
Evacuato il Palazzo di Giustizia
Dopo la sparatoria sono stati sentiti altri colpi. Le forze dell’ordine hanno fatto evacuare l’edificiofrequentato da migliaia di persone ogni giorno: le donne sono state fatte uscire subito, mentre agli uomini veniva chiesto un documento. Il Tribunale di Milano è dotato di metal detector e chi entra, ad eccezione del personale dei magistrati e degli avvocati, viene sottoposto a controlli. Smentita la notizia che il dispositivo di via Carlo Freguglia questa mattina era rotto. Erano tutti funzionanti i metal detector dei quattro ingressi. La strage in Tribunale sta scatenando una accesa polemica politica. Giardiello, però sarebbe entrato mostrando un falso tesserino da un ingresso laterale del Palazzo e dalla porta riservata all’accesso di magistrati, avvocati e cronisti secondo quanto riferisce Edmondo Bruti Liberati: “Tutti i metal detector erano funzionanti” e le immagini delle telecamere sono già al vaglio degli investigatori.
Debiti e fallimenti, Giardiello aveva subito pignoramenti
Giardiello, classe 1958 nato a Benevento, era titolare di una agenzia immobiliare in corso Magenta, pieno centro di Milano. Era la sesta volta che “chiudeva” una attività in 20 anni per cessazione, liquidazione ofallimento. Di recente aveva subito pignoramenti dei beni e decreti ingiuntivi. Risultano debiti con le banche e con il Fisco.
Ore 12.11 – Claudio Giardiello fuggito in moto
Claudio Giardinello, l’uomo che stamani ha sparato all’interno del tribunale di Milano, secondo quanto si è appreso non sarebbe più nell’edificio ma sarebbe fuggito in moto. L’indiscrezione, ancora non confermata ufficialmente, emerge dagli uomini delle forze dell’ordine che lo stanno braccando.
Ore 12.10 – Orlando: “Capire se falle sicurezza”
“Non ci sono mai arrivate segnalazioni su un deficit nelle strutture di sicurezza. Bisogna capire se ci sono state delle falle”. È quanto ha dichiarato il guardasigilli Andrea Orlando interpellato a margine di una seduta al Senato, su possibili misure dopo quanto accaduto nel Tribunale di Milano.
Ore 12.08 – Un ferito: “Non vi preoccupate, sto bene”
“Non vi preoccupate, sto bene”. È quanto ha detto a chi lo ha contattato al telefono Stefano Verna, commercialista dello studio Verna, ferito a una coscia nell’aula del palazzo di giustizia dove era presente in qualità di testimone. L’uomo che ha sparato nell’aula, Claudio Giardiello, era stato infatti cliente dello studio Verna
Ore 12.06 – Ministro Orlando: “A Milano per seguire gli sviluppi”
“Mi sto recando a Milano per seguire direttamente gli sviluppi, comprendere esattamente la dinamica dei fatti e manifestare la mia vicinanza agli operatori della giustizia”. Lo ha detto il ministro della Giustizia Andrea Orlando su quanto accaduto al tribunale di Milano.
Ore 12 – Un testimone: “Mi sembra incredibile”
“Mi sembra incredibile quello che è successo” dice ai cronisti all’esterno del Palazzo di Giustizia un uomo di circa 50 anni che era all’interno nel momento degli spari. “Non è possibile che una persona possa entrare armata in un tribunale soprattutto in un periodo in cui i controlli dovrebbero essere più forti”
ore 11.54 – Sindaco Pisapia: “Vado perché questa persona si arrenda”
“Sto andando in tribunale, vedo cosa posso fare per intervenire perché questa persona si arrenda e non faccia aumentare una tragedia che è già enorme”. Così il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, lasciando gli uffici della Prefettura dove era in corso il comitato sicurezza, dopo gli spari a Palazzo di Giustizia.
Ore 11.52 – Presidente della Lombardia Maroni: “Fatto sconvolgente”
Un fatto “sconvolgente” gli spari in Tribunale a Milano “che ci hanno indotto a sospendere il comitato sicurezza in corso”. Ad affermarlo il presidente di Regione Lombardia, Roberto Maroni, uscendo dagli uffici della Prefettura. “È sconvolgente – insiste – e inconcepibile che uno possa entrare in Tribunale con un’arma, che una persona qualunque riesca ad entrare con una pistola”.
Ore 11.51 – Presidente Canzio: “Ucciso magistrato”
Il presidente della Corte d’appello di Milano Giovanni Canzio ha riferito che l’uomo che ha sparato nel tribunale di Milano ha ucciso il giudice Fernando Ciampi, della sezione fallimentare.
Ore 11.45 – Sospeso comitato ordine e sicurezza
È stato sospeso, per via dei tragici fatti di Palazzo di Giustizia di Milano, il comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica a Milano. Questo per consentire alle forze dell’ordine di coordinare gli interventi. Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni.
Ore 11.42 – Sul posto soccorritori, poliziotti e carabinieri
Al terzo piano del tribunale di Milano sono arrivati soccorritori del 118 e sono presenti numerosi poliziotti e carabinieri armi in pugno. L’uomo che ha sparato all’interno dell’aula della seconda sezione penale al terzo piano del Palazzo di Giustizia avrebbe colpito due o tre persone, di cui una sarebbe morta. L’uomo sarebbe ancora in fuga all’interno del Palazzo di Giustizia. Nell’edificio sono presenti tra gli altri il capo della Squadra Mobile Alessandro Giuliano e il comandante del Ros, Giovanni Sozzo.
Ore 11.34 – Procuratore Bruti: “Non sappiamo ancora niente”
“Non sappiamo ancora niente”. Così il procuratore della Repubblica di Milano, Edmondo Bruti Liberati, ha risposto ai cronisti che gli hanno chiesto dettagli sulla sparatoria nell’aula del tribunale milanese.
Ore 11. 20 – Presidente Canzio: “Più di una vittima”
C’è “più di una vittima” nella sparatoria in Tribunale dice il presidente della Corte d’Apello di Milano,Giovanni Canzio. “Non sappiamo ancora niente” dice il procuratore della Repubblica di Milano,Edmondo Bruti Liberati, rispondendo ai cronisti. “Ho sentito degli spari e ho visto un uomo con una gamba insanguinata, ho avuto paura e sono scappato” ha raccontato un testimone. Diverse persone hanno sentito il rumore degli spari e sono fuggite dai corridoi e si sono dirette verso l’uscite dell’edificio. Oggi fra le udienze previste anche quella del processo per il crac Eutelia e quella sulla richiesta dei legali del Commissario straordinario dell’Ilva di Taranto, Piero Gnudi, di sbloccare un miliardo e 200 milioni di euro sequestrati dai magistrati milanesi nel 2013 ai fratelli Emilio e Adriano Riva e a due loro consulenti.
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