La festa di laurea doveva rappresentare una parentesi luminosa, un momento di tregua, forse persino un timido punto di ripartenza. Invece, per Marco Montanari e la sua famiglia, si è trasformata nell’ennesima frattura, nel ritorno a una ferita mai del tutto rimarginata. Andrea Del Rosso, detenuto al carcere della Dozza per la tragedia della Lanterna Azzurra di Corinaldo (leggi qui), non ha fatto ritorno in cella dopo il permesso ottenuto giovedì scorso per partecipare alla propria cerimonia di laurea in Giurisprudenza. Da quel momento, di lui si sono perse le tracce.
A raccontare l’amarezza in una intervista rilasciata al TG1 della Rai, è proprio Montanari, titolare di un negozio di elettronica a Bomporto, nel Modenese. L’uomo ha cresciuto Andrea sin da quando aveva quattro anni e mezzo, come un figlio, pur senza mai adottarlo formalmente. La scelta, spiega ora, fu influenzata anche dal carattere difficile del ragazzo, che fin da piccolo dava segnali inquieti.
Giovedì, il giorno della cerimonia in via Zamboni a Bologna, sembrava quasi un’occasione di rinascita. La madre affidataria era andata a prenderlo al carcere per portarlo alla facoltà. Dopo la proclamazione, la famiglia si era riunita al ristorante per un pranzo riservato. Oltre a Marco e sua moglie, erano presenti la nonna e, in un secondo momento, un amico di Andrea, che lo avrebbe poi accompagnato — così avevano detto — dalla fidanzata. Quel passaggio è stato l’ultimo contatto. Da allora, Andrea risulta irreperibile.
Il giudice aveva concesso un permesso speciale per la laurea, nonostante in passato altri fossero stati negati. Una decisione che oggi Marco Montanari non esita a giudicare un errore. “Non si può pensare di lasciare solo qualcuno con quel passato. Dopo quello che è successo a Corinaldo, fidarsi è impossibile”, sostiene, riferendosi alla notte del 7 dicembre 2018, quando sei persone morirono nella calca provocata da uno spray urticante sprigionato all’interno della discoteca Lanterna Azzurra.
Sul percorso accademico del giovane, Montanari rivela che Andrea aveva scelto Giurisprudenza con l’intenzione di diventare avvocato. Ma oggi, di quel progetto, restano solo le ombre. Anche i rapporti con la fidanzata, una ragazza modenese di nome Noemi, sono labili e frammentari: non ci sarebbero stati contatti recenti tra lei e la famiglia affidataria.
Nella casa di Bomporto si respira scoramento. La figlia quindicenne di Marco e sua moglie ha appena compiuto gli anni, ma l’evento è passato quasi sotto silenzio. “Non è stato un gran compleanno”, dice Montanari, che racconta anche come la ragazza, rimasta al mare, sia scoppiata in lacrime alla notizia della fuga.
Sull’eventuale pentimento di Andrea, l’uomo resta incerto. Ne avrebbero parlato in passato, ma senza mai una vera chiarezza. “È sempre stato molto freddo, difficile capire cosa prova davvero. E non so neppure se abbia realizzato davvero che per causa sua sono morte sei persone”.
Ora, la famiglia Montanari attende solo che Andrea si consegni, come auspicato pubblicamente dallo stesso Marco con un appello andato in onda domenica sera al telegiornale. Un appello che oggi suona quasi come un addio al senso di speranza. “Più che deluso, sono rassegnato”, ammette. Una frase che racconta tutto.