Strage nella villetta di Misano. Alvaro le ha trovate morte per intossicazione di monossido di carbonio e si è ucciso.

Famiglia strage a MisanoLa caldaia potrebbe essere l’unica ‘colpevole’ della strage nella villetta di Misano, dove moglie, marito e figlia furono trovati mummificati. L’impianto è stato riacceso nei giorni scorsi dagli investigatori che l’hanno tenuto acceso per quasi una settimana. Ora toccherà al perito scoprire cosa e perchè non ha funzionato.Non solo, ma ormai anche il raggio d’ipotesi degli inquirenti si sarebbe ridotto a una sola ipotesi, e cioè che l’uomo si sia ucciso dopo avere scoperto che la sua famiglia era stata sterminata dal monossido. Non un omicido-suicidio, dunque, ma un ultimo e tragico atto d’amore.
La terribile scoperta al primo piano di una villetta di via Vanzetti, a Misano, venne fatta il 13 gennaio del 2015. Adriana Stadie, pasticciera argentina, di 44 anni, e la figlia di lei, Sophie, erano stese sul letto, insieme al cagnolino. Sui loro corpi nessun segno di violenza, a differenza che su quello del marito di Adriana, Alvaro Cerda, 35 anni, equadoregno che era invece nel corridoio, morto dissanguato dopo che si era tagliato i polsi. L’autopsia stabilì che erano morti da almeno due mesi, ma nessuno fino a quel momento aveva mai pensato a cercarli. La prima ipotesi fu, appunto, quella di omicidio-suicidio. La famiglia versava in gravi difficoltà economiche e gli inquirenti sospettarono subito che Alvaro avesse ucciso le due donne e poi si fosse suicidato. L’alternativa era che madre e figlia si fossero tolte la vita e che lui trovandole morte, avesse deciso di uccidersi.
Il giallo si infittì quando gli accertamenti sui cadaveri svelarono che Adriana e Sophie erano morte per intossicazione da monossido di carbonio, così come il cagnolino. A differenza di Alvaro, nel cui organismo venne trovato invece pochissimo ‘veleno’: lui era morto per le ferite che si era autoinferto. Ma da dove era arrivato quel monossido? Gli investigatori cercarono ovunque senza alcun risultato. Di stufette in casa non ce n’erano, e anche la caldaia, almeno apparentemente, funzionava senza problemi. Negli ultimi mesi le indagini sono andate avanti senza sosta e dopo avere analizzato anche ogni più piccolo particolare, l’attenzione si è focalizzata sulla caldaia dell’appartamento. Il pubblico ministero, Luca Bertuzzi, ha dato disposizioni affinchè venisse effettuta un’ulteriore perizia sull’impianto di riscaldamento, decidendo di lasciarlo accesso per giorni ininterrottamente. Cosa che è stata fatta nelle scorse settimane. Una volta staccata, la caldaia è stata consegnata nella mani del consulente tecnico che dovrà svelare l’arcano. Ma ormai per gli investigatori non ci sarebbero più dubbi: Alvaro non ha ucciso nessuno, le ha trovate morte e nella disperazione ha deciso di raggiungerle. Il Resto del Carlino