Mentre si avvicina il momento del Conclave, la Chiesa si prepara a vivere una fase di profonda riflessione e inevitabile confronto interno. Nonostante gli inviti di Papa Francesco a mantenere la scelta lontana da logiche politiche, tra i cardinali si intrecciano valutazioni e alleanze, sospese tra desiderio di continuità e voglia di cambiamento.
Saranno circa 135 i cardinali chiamati a esprimere il proprio voto nella Cappella Sistina. L’80% di loro è stato creato dallo stesso Francesco, ma la pluralità di pensiero resta ampia: il corpo elettorale riflette una geografia complessa di sensibilità teologiche e culturali.
Sullo sfondo emergono tre aree principali. Da un lato, il fronte conservatore, coagulato intorno a figure come l’americano Raymond Leo Burke e l’africano Robert Sarah, sostenitori di una Chiesa più ancorata alla tradizione. Questo gruppo potrebbe trovare un candidato ideale nell’ungherese Peter Erdo, già considerato papabile in passato e ben visto anche da diversi cardinali dell’Europa orientale. A rafforzare questa corrente, si contano gli africani contrari al documento Fiducia supplicans e alcuni italiani vicini all’ex cardinale Camillo Ruini.
Sul versante opposto si collocano i sostenitori della linea pastorale di Francesco, una Chiesa missionaria e attenta agli ultimi. Il nome più forte è quello di Matteo Zuppi, cardinale di Bologna e figura centrale della Comunità di Sant’Egidio, sostenuto da una rete di relazioni internazionali estesa e radicata.
Più defilato, ma potenzialmente decisivo, il maltese Mario Grech, segretario generale del Sinodo, interprete discreto del progetto sinodale promosso da Francesco. Grech rappresenterebbe una candidatura di continuità, apprezzata sia per il suo profilo diplomatico sia per la capacità di dialogo tra diverse anime della Chiesa.
In posizione centrale si muove Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, figura esperta di mediazioni e di diplomazia internazionale. Forte della sua esperienza nei rapporti internazionali e della gestione di incontri chiave come quello tra Trump e Zelensky in Vaticano, Parolin potrebbe rappresentare una soluzione di equilibrio, anche se la sua candidatura suscita reazioni contrastanti.
Nel clima di incertezza che accompagna ogni Conclave, si moltiplicano indiscrezioni e retroscena. Tra questi, voci di un inedito interesse di ambienti politici esterni, con rumors che parlano addirittura di una strategia attribuita a Donald Trump per sostenere un possibile candidato conservatore come il cardinale Timothy Dolan di New York.
Il futuro della Chiesa si gioca in un delicato bilanciamento tra spinte conservatrici e aperture riformiste. Mentre il Conclave si avvicina, dietro le porte chiuse della Sistina prenderà forma la scelta del prossimo Papa, in un contesto dove fede, diplomazia e sensibilità culturali si intrecciano più che mai.