Sud Africa. «Pistorius sparò per ammazzare» Dovrà fare almeno 15 anni di carcere

pisturios«NON ABBIAMO dubbi che sparando non uno, ma quattro colpi l’accusato sapesse di mettere a rischio la vita di chiunque ci fosse dietro quella porta». Così il presidente della Suprema Corte d’appello del Sudafrica, Eric Leach, ha annunciato il ribaltamento della sentenza di primo grado che aveva condannato ad appena 5 anni per omicidio colposo l’atleta paralimpico Oscar Pistorius, che la notte di San Valentino del 2013 uccise con la sua pistola la fidanzata Reeva Steenkamp, fotomodella e protagonista di una leggenda in rosa con il campione ‘diversamente abile’ che aveva fatto il giro del mondo.
Il nuovo verdetto, infatti, modificando il capo d’accusa in omicidio volontario, apre le porte a una quantificazione della pena non inferiore ai 15 anni di carcere. «È un grande sollievo», ha commentato prima di scoppiare in lacrime il padre di Reeva, Barry, mentre per la madre e la sorella della giovane vittima la tensione dell’attesa si scioglieva in un sorriso.

A GENNAIO, toccherà allo stesso giudice del primo processo, Thokozile Masipa, decidere l’entità di una condanna che a suo tempo non aveva condiviso attirando su di sé una pioggia di critiche. Si tratterà dell’appendice sostanzialmente esecutiva del secondo e definitivo grado di giudizio. Fino ad allora Pistorius (che ieri non era in aula) resterà agli arresti domicilari nella lussuosa casa dello zio nella capitale Pretoria, dove si trova da quando, il 19 ottobre scorso, venne rilasciato dopo aver scontato un sesto della pena per il reato più lieve. Il campione delle Paralimpiadi ha sempre giurato di non sapere che quella maledetta notte ci fosse Reeva nel piccolo bagno di casa. Era terrorizzato dall’idea che fossero entrati dei ladri, ha tentato di spiegare. E il giudice Masipa, con la sentenza emessa nell’ottobre di un anno fa, aveva accolto la tesi della difesa imperniata sul principio giuridico del dolo eventuale.
I cinque giudici del collegio d’appello, invece, attraverso la motivazione letta ieri in aula (che secondo il codice di procedura di stampo anglosassone viene depositata subito ed entra nel merito dei fatti), hanno dato ragione al ricorso presentato dal pubblico ministero Gerrie Nel, definendo «confuso» il verdetto di primo grado.

QUALUNQUE cosa pensasse in quel momento Pistorius, ha detto in sostanza la Suprema Corte, sparando quattro colpi contro la porta del bagnetto sapeva di poter uccidere chi se l’era chiusa alle spalle. Ammettendo, poi, di non aver sentito la fidanzata urlare dall’interno, magari per segnalargli la sua presenza, ha finito per alimentare il sospetto della premeditazione nei suoi movimenti notturni a mano armata. «Ancora non è chiaro quale sia la versione di Oscar Pistorius: l’ha cambiata diverse volte durante il processo, senza dare una spiegazione accettabile», ha sottolineato il giudice Leach. All’avvocato difensore Barry Roux il compito di provare a limitare i danni nel ricalcolo della pena per omicidio volontario, facendo leva su circostanze e aspetti della vicenda che però nella rilettura avvenuta in appello non hanno pesato.

La Stampa