
Combattimenti ed esplosioni vicino al quartier generale dei paramilitari delle Forze di sostegno rapido (Rsf) del generale Mohamed Hamdane Daglo nella parte sud di Khartoum. Spari uditi anche vicino all’ aeroporto e nella periferia settentrionale dopo mesi di tensioni fra le Rsf e l’esercito.
I paramilitari sudanesi hanno dichiarato che l’esercito regolare è entrato nei loro campi nella parte sud di Khartoum e hanno circondato i loro uomini. “Le forze di supporto rapido sono state sorprese da una grande
forza dell’esercito che è entrata negli accampamenti di Soba a Khartoum e ha assediato i paramilitari”, ha dichiarato Rsf in un comunicato. L’esercito ha “lanciato un attacco a tappeto con tutti i tipi di armi pesanti e leggere”.
“Si spara anche a Khartoum-2. Vengono usate pure armi pesanti e circolano carri armati, si sentono forti esplosioni”, riferisce all’ANSA una fonte diretta nella capitale sudanese. Khartoum-2 è il settore della capitale sudanese in cui si trova l’Ambasciata d’Italia.
L’esercito sudanese ha dichiarato che i paramilitari hanno attaccato le sue basi a Khartoum e altrove, poco dopo che le milizie avevano denunciato che i loro campi erano stati attaccati dall’esercito regolare. “Combattenti delle Forze di supporto rapido hanno attaccato diversi campi dell’esercito a Khartoum e altrove in Sudan”, ha dichiarato all’Afp il portavoce dell’esercito, il generale di brigata Nabil Abdallah. “Gli scontri sono in corso e l’esercito sta svolgendo il suo dovere di salvaguardare il Paese”.
I paramilitari sudanesi affermano da parte loro di aver preso il controllo dell’ aeroporto di Khartoum, mentre vanno avanti da settimane le rivalità tra i due generali dietro il colpo di Stato del 2021.
“Colonne di fumo si levano dall’interno della base aerea di Marawi, fra scontri tra l’esercito e le Forze di supporto rapido (Rsf) nella base e nella capitale, Khartoum”: lo riferisce su Facebook la tv Al Arabiya citando un proprio corrispondente.
Già mercoledì l’esercito aveva rilasciato una dichiarazione in cui avvertiva del pericolo rappresentato dal dispiegamento di forze della Rsf nella città di Marawi (o Merowe), situata vicino a una base aerea dell’ esercito nello Stato settentrionale (Northern State), senza un adeguato coordinamento con l’esercito.
L’attrito fra esercito e paramilitari si sta aggravando da mesi, con differenze evidenti nei recenti scambi e controdichiarazioni da entrambe le parti. Il generale Mohamed Hamdan “Hemedti” Dagalo, comandante delle Rsf e vicepresidente del Consiglio sovrano, aveva pubblicamente respinto atti compiuti il 25 ottobre scorso dal presidente dello stesso Consiglio e comandante in capo dell’esercito, il tenente generale Abdel-Fattah Al-Burhan, definendoli un “colpo di Stato”. Di recente erano emerse divergenze anche sul processo politico per una transizione alla democrazia basato sull’accordo-quadro firmato il 5 dicembre scorso, in particolare sulle questioni della sicurezza e della riforma militare.
I leader dell’esercito sudanese vorrebbero infatti integrare rapidamente le Rsf nei propri ranghi mentre Dagalo vorrebbe un calendario che potrebbe durare fino a dieci anni. L’Rsf, inoltre, vorrebbe essere sottoposta a una guida civile, riforma che l’esercito rifiuta, e chiede la rimozione di tutti gli elementi dei Fratelli Musulmani dalle forze armate come prerequisito per la riforma. Le dispute tra le due parti su queste e altre questioni stanno ritardando la firma di un accordo finale per passare a un governo civile che era prevista per il primo aprile scorso.
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