Super Mario, Allegri vede la vetta

allegriIL LETARGO della forza. La Juventus va alla sosta con la grotta rifornita di punti, presidiata sotto porta da un Mandzukic gigantesco, ma anche con la convinzione che alla ripresa dovrà ritrovare le energie spese nella rincorsa, se vuole completare l’inseguimento all’Inter che da ieri è a tre sole lunghezze. Certo sarà difficile fare meglio delle sette vittorie su sette appena centrate, compresa quella di ieri su un Carpi che stava per fare un altro colpaccio, dopo quello in Coppa Italia sulla Fiorentina. I bianconeri hanno raddrizzato il loro campionato, ma sono mentalmente stanchi, e Allegri lo sa: forse per questo motivo, per restare ben sveglio mentre la Signora si appisolava al Braglia, ieri ad un certo punto il tecnico ha gettato a terra il cappotto per la rabbia. Non per aver rischiato il pareggio, che il Carpi avrebbe miracolosamente ottenuto se in pieno recupero Lollo non si fosse impappinato nell’area piccola, in mezzo a una difesa della nazionale a tratti imbarazzante.
IN REALTÀ lo spogliarello, con calcio a una bottiglietta dell’acqua, l’Allegri furioso l’aveva inscenato prima, quando la squadra sembrava ormai in controllo, e il motivo apparente era solo un lancio sbagliato di un Marchisio fino a quel momento non splendente, ma ordinatissimo. Di sicuro, le mosse azzeccate da Castori (Mbakogu e Bianco per Borriello e Cofie) hanno rischiato di rovinare le feste della Juve. Ci aveva provato subito Borriello, bravo a sorpassare come un treno in corsa un Bonucci già fermo sul binario morto dal quale si sarebbe rialzato solo nel finale, per confezionare l’autogol della paura bianconera. La doppietta di un Mandzukic monumentale (acrobatico nel girare un terzo rimpallo in area per il pareggio, poi a incornare un cross di Evra per il 2-1) e un giochetto di prestigio di Pogba su una chiusura tardiva di Zaccardo sembravano aver messo il pranzo in freezer. Salvo scoprire nel finale che le amnesie della difesa erano tutt’altro che dimenticate.
Il Carpi ha fatto benissimo la partita che doveva, chiudendo gli spazi con una linea a cinque in difesa e tre centrocampisti di rottura, con l’eroe di Coppa Di Gaudio e Borriello a cercare di sfruttare le ripartenze. Vantaggio a parte, per quasi tutto il primo tempo la missione degli emiliani sembrava compiuta. Perché la Juve, per scelta o per forza, andava con il gas al minimo: è bastata un’accelerazione di un Pogba ritrovato, a illudere che il discorso fosse chiuso. Ma non ci sarà bisogno di aspettare un Bayern qualsiasi: alla ripresa contro il Verona dell’altro ex Toni ci vorrà un’altra difesa, per tenere chiusa la grotta del tesoretto. E’ vero che Mandzukic, al nono gol stagionale, con la prima doppietta ha anche segnato per la prima volta in due gare di fila. Ma un gigante non basta, per tornare alla casa dello scudetto.

Resto del Carlino