È scontro tra medici e Ministero della Salute dopo la pubblicazione dell’elenco delle prestazioni sanitarie soggette a «indicazioni di appropriatezza prescrittiva», ovvero i 208 interventi specialistici (GUARDA) che possono essere ordinati senza che lo richieda una reale condizione di salute del paziente. Dalle cure odontoiatriche alla radiologia alla risonanza magnetica, dai test genetici alla terapia anti colesterolo. Primo passo verso un decreto mirato a garantire l’appropriatezza delle prestazioni sanitarie, nell’ambito della lotta agli sprechi. Ogni anno, esami e visite inappropriati costano infatti 13 miliardi al Servizio sanitario nazionale.
Possibile uno sciopero della sanità
«Nettamente contrari» i sindacati dei medici, che hanno avuto un incontro col ministro della Salute Beatrice Lorenzin per discutere del provvedimento in preparazione. Tanto che si profila l’ipotesi di uno sciopero. «È già in atto una mobilitazione che potrebbe portare anche a uno sciopero di tutto il mondo della sanità italiana – tuona Costantino Troise, segretario dell’Anaao, il maggior sindacato dei medici dirigenti -. Lo Stato si sostituisce al giudizio del professionista, assumendone le prerogative, a prescindere dal malato». Sulla stessa linea anche altri sindacati, dalla Fp-Cgil alla Federazione dei medici di famiglia Fimmg, contrari sia all’ipotesi che i camici bianchi possano essere multati con sanzioni pecuniarie (se non rispettano i criteri per l‘erogabilità di esami e visite a carico del Servizio sanitario nazionale), sia a quella che si profila – spiegano – come una «vera e propria svalutazione del ruolo dei professionisti della Sanità».
«Minato il rapporto con i pazienti»
Duro il Sindacato dei Medici Italiani: «No alla black list e no a ricatti». La segretaria nazionale Mirella Triozzi punta il dito contro il governo: «Deve avere il coraggio di dire la verità ai cittadini, che da domani dovranno pagare ciò che fino ad ora hanno avuto gratuitamente. Scelte come questa producono conflitti con i pazienti, creano confusione, possibili abusi interpretativi da parte delle aziende sanitarie e delle regioni». Anche il segretario Fp-Cgil Medici Massimo Cozza sottolinea il rischio di conflittualità: «La sanzione pecuniaria rischia di rompere il rapporto tra medici e cittadini. Inoltre le prestazioni prese in considerazione sono relative ai vecchi Livelli essenziali di assistenza (Lea), che risalgono al 1996». Ci sono dubbi anche in merito ai criteri in base ai quali le Regioni dovranno garantire un’applicazione omogenea dei nuovi criteri di appropriatezza in tutto il territorio. Le proposte di modifica al provvedimento da parte dei sindacati saranno inviate entro venerdì, giorno in cui dovrebbero arrivare ulteriori chiarimenti da parte del Consiglio superiore di sanità che ha già espresso parere favorevole. Poi, secondo l’iter previsto, il testo dovrebbe passare all’esame della Conferenza Stato Regioni.
La questione della medicina difensiva
Il problema della medicina difensiva, cioè di tutte quelle pratiche cui i medici sono costretti per evitare il rischio di denunce, esiste ma – secondo Pierluigi Marini, vicepresidente dell’Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani – non è questa la soluzione, perché «ora i medici si trovano nella situazione paradossale di dover pagare per tutti». I chirurghi in particolar modo si troverebbero tra due fuochi: «quello del rischio del contenzioso legale, ormai insopportabile, e quello delle sanzioni per la prescrizione di esami inutili». Peraltro, continua Marini, «è indispensabile affrontare al più presto la questione del contenzioso medico legale e il problema della medicina difensiva, che costa allo Stato quasi 17 miliardi di euro all’anno. Da troppi anni aspettiamo una buona legge sul rischio clinico che potrebbe superare questo stallo che produce distorsioni enormi come l’aumento degli esami inutili, l’allungamento delle liste di attesa, il prolungamento dei tempi di ricovero, la minor disponibilità di posti letto, l’aumento dei tempi e dei costi economici e sociali per lo Stato e i cittadini».
Mobilitati anche i cittadini
Diverse associazioni di cittadini e pazienti sono pronte a unire le forze con medici e sanitari per evitare che l’annunciato decreto sulle prestazioni “inutili” si traduca in realtà. «Contro la prospettiva di un medico trasformato in funzionario è necessario confrontarsi per azioni comuni – commenta Tonino Aceti, portavoce del Tribunale dei Diritti del Malato – Cittadinanzattiva -. Si vuol trasformare il medico da professionista che agisce in scienza e coscienza a funzionario amministrativo che esegue comandi dall’alto per fare cassa». Un decreto simile, secondo Aceti, «incentiverà la medicina astensiva, il contrario di quella difensiva ma non meno dannosa, che spinge il medico a non prescrivere. Questo proprio nel momento in cui i dati ci dicono che aumenta la popolazione che non riesce ad accedere alle prestazioni per motivi economici e liste d’attesa. Definire cosa è appropriato attiene al medico, e non può esser fatto a priori, prescindendo dal malato specifico».
Corriere della Sera