Tania sogno straordinario.

CAGNOTTO«QUELLA di Rio sarà la mia quinta Olimpiade. Certamente è l’ultima. Non dico che cosa mi aspetto, che cosa sogno, in cosa spero. Sono molto scaramantica, io…».
Nel grande 2015 delle donne d’Italia, probabilmente Tania Cagnotto merita di dividere la copertina insieme a Flavia Pennetta, la stupefacente eroina degli Open Usa di tennis. «Ma sinceramente il primo posto in una classifica ideale lo attribuirei a Flavia – dice la trentenne alto atesina – Io ho vinto il mondiale dal trampolino di un metro ed è stata una grandissima emozione, però quella finale tutta azzurra a Flashing Meadows, insomma, ha fatto la storia».
Beh, anche tu in piscina.
«Ci tenevo tantissimo, la mia carriera è stata sempre un inseguimento, una caccia alla soddisfazione più grande».
E ce l’hai fatta.
«Sicuramente il 2015 ha rappresentato il picco del rendimento personale. Non sono più una ragazzina, magari anche per questo il titolo iridato ha avuto un sapore speciale».
Spingendoti verso la quinta Olimpiade.
«Io ai Giochi sul podio non ci sono mai salita. Non avrò un’altra occasione e ne sono consapevole. Però…».
Però?
«C’è quella parola (medaglia, ndr) che nemmeno voglio pronunciare. Anzi, neanche ci voglio pensare».
Non deve diventare una ossessione.
«Esatto. Tanto la immagino, la pressione che sentirò nei giorni delle gare. Ma desidero vivere l’ultima Olimpiade come una festa, la celebrazione del mio impegno a livello agonistico».
Ti hanno già chiesto di essere la portabandiera alla cerimonia inaugurale?
«No e vedrai che non me lo chiederanno».
Federica Pellegrini è la grande favorita per il ruolo.
«Sì e credo sia anche giusto, a me piacerebbe impugnare il tricolore però se scegliessero Fede nessuno avrebbe diritto di obiettare qualcosa».
In acqua tra te, lei e Paltrinieri non siamo messi male.
«Ah, Greg è il vero simbolo dello sport italiano al maschile. Se fate un referendum per il campione del 2015 io scelgo lui tutta la vita, ai mondiali è stato fantastico».
A Rio sai già che gare farai?
«L’individuale di sicuro, mentre per il doppio lo scopriremo solo tuffandoci, nel senso che ancora io e la Dallapè ci dobbiamo qualificare, abbiamo la gara decisiva a febbraio».
Auguri e tante medaglie.
«Non pronunciare quella parola…».

Resto del Carlino