Tartarughe marine, a Rimini rilasciati 6 esemplari curati nei mesi scorsi nel Centro di recupero di Riccione

Lunedì 26 ottobre è stata una giornata importante per la conservazione delle tartarughe marine.

A Rimini sono state rilasciate 6 tartarughe marine curate nel corso dell’estate e dell’autunno al Centro di Recupero Tartarughe Marine di Riccione, ora perfettamente ristabilite. Di queste, 3 di piccolissime dimensioni (Nicole, Cettina, Fuori Tutti) erano arrivate fortemente sottopeso, debilitate e ricoperte di epibionti, mentre Gioacchino, Teodora e Spartaco erano rimaste impigliate in reti da pesca rischiando l’annegamento.

Questo rilascio è avvenuto a tre miglia dalla costa ed è inserito all’interno del progetto europeo Life Medturtles e nelle attività della Rete Regionale per la Conservazione delle Tartarughe Marine dell’Emilia-Romagna, ed è nato da due urgenze: rimettere in mare le tartarughe prima del raffreddamento dell’acqua e l’incertezza sul futuro della struttura in cui è situato in questo momento il Centro di Recupero. Un’altra tartaruga, LaJò, è stata rilasciata invece al largo di Fano, in collaborazione con Capitaneria di Porto e Marina dei Cesari.

La Regione Emilia-Romagna insieme ad altri Enti (Parco regionale del Delta del Po, Università di Bologna, Arpae, ecc.) e a soggetti privati (Fondazione Cetacea, Cestha, TAO e altri) hanno sottoscritto lo scorso 21 gennaio un Protocollo d’Intesa di durata triennale per l’istituzione di una Rete Regionale per la conservazione e la tutela delle tartarughe marine e dei cetacei.

Le Tartarughe marine sono presenti in tutto il Mediterraneo, ma si possono osservare con particolare frequenza in alcune zone di sosta e di alimentazione. Tra le tartarughe marine attualmente presenti nel Mare Mediterraneo la specie Caretta caretta è la più diffusa ed è l’unica a nidificare lungo le coste italiane: questa specie non arriva sulle coste dell’Emilia-Romagna per deporre le uova, ma utilizza l’alto Adriatico come area nursery, cioè come luogo ideale per allevare e nutrire i piccoli, visto il mare poco profondo e ricco di crostacei. Una volta cresciuta la prole, le tartarughe tendono a migrare verso sud.

Il protocollo è un nuovo strumento di tutela della biodiversità dell’Adriatico che risponde a più obiettivi: coordinare le strutture di soccorso e di riabilitazione presenti sul territorio, effettuare il monitoraggio sullo stato di conservazione delle tartarughe marine e cetacei, formare personale qualificato e, quindi, aggiornare e diffondere le conoscenze in materia di tutela delle specie in oggetto, attivare azioni di sensibilizzazione e di educazione ambientale a livello scolastico su temi relativi alla protezione dell’ambiente marino-costiero.


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