Sembra essere una strada senza sbocchi quella che caratterizza l’azione di Governo in materia di politica estera. Continuiamo a volere sbattere la testa contro una porta chiusa. Per risolvere i problemi contingenti dobbiamo certamente normalizzare i rapporti con l’Italia e migliorarli, ma per il futuro dobbiamo guardare oltre, dobbiamo guardare all’Europa per instaurare rapporti anche con altri Stati, perché altrimenti, dovremmo continuare, anche nei prossimi anni, ad affrontare, come oggi, le questioni solo ed esclusivamente con il nostro più stretto vicino di casa.
Il Moneyval, Ecofin, il FMI, del resto non sono organismi italiani, eppure già noi ci relazioniamo con questi organismi, per cui si tratta di fare il passo successivo, senza, a tutti i costi fossilizzarsi e volere rimanere sulle proprie posizioni per chissà quali paure. Oppure perché, rispetto a quanto enunciato nel Programma di Governo, il Patto aveva affermato sull’Europa certe cose che ora non può rivedere o non vuole ripensare?
Talune cose lasciano presagire che questo Governo proceda alla rovescia rispetto all’argomento UE. Infatti a proposito del rapporto di San Marino con l’UE, è contrario alla logica della responsabilità politica quello che il Segretario di Stato agli Esteri sta facendo, in quanto è semmai il Governo che deve sapere cosa è bene per il Paese, è il Governo che deve sapere se volere entrare o meno in Europa, è il Governo che deve scegliere e decidere. In questo decisionismo si esplica anche la nostra sovranità e soprattutto l’ autorevolezza dell’azione di Governo. E’ una questione di principio – le questioni così care ad Alleanza Popolare -. Se il Governo non opera queste scelte è perché ha paura di assumersi le proprie responsabilità, è perché ha paura di governare, di guidare il Paese.
Solo successivamente, dopo questa scelta che deve essere fatta a monte, sarà compito e funzione di tutti i tavoli tecnici che si vorranno mettere in campo, dire in quali termini e in che modo entrare in Europa.
Non sono in dubbio le qualità e le capacità tecniche del Segretario di Stato agli Esteri, è il modo di ragionare e di conseguenza di affrontare le cose che lascia perplessi. Una cosa è certa: così come stanno andando le cose è l’Italia che ci norma, che ci conforma, che decide per noi e per il nostro futuro
Da quanto si è recentemente appreso dalla stampa, in merito all’UE, si è notata una certa incoerenza in quello che il Segretario di Stato agli Esteri, disse nell’agosto del 2009 a proposito dell’Europa che non ci voleva e, che al massimo la “ricetta” per noi era il SEE, rispetto a quello che invece è scaturito dall’incontro di una delegazione del Dipartimento Affari Esteri con il Funzionario della Direzione Generale Relazioni Esterne della Commissione Europea – Rita Lehmann – che si occupa, oltre al Titano, di Andorra, Santa Sede e Monaco, la quale ha chiaramente espresso ampia disponibilità a fornire informazioni ed assistenza ai competenti organismi del nostro Paese a proposito di una maggiore integrazione di San Marino con l’UE.
Come stanno veramente le cose? Perché c’è questo atteggiamento non chiaro, non trasparente nel modo di fare e di gestire la politica estera? A chi giova tale atteggiamento? Non certo ai sammarinesi, che oltre ad essere sempre più disorientati e confusi in materia, si ritrovano in una drammatica situazione: quella in cui non si ha la certezza di un lavoro, di avere assistenza sociale e previdenziale, di avere un’ economia sana e competitiva. Dispiace tutto questo, ma quello che ancora di più inquieta è il fatto che questo Governo sembra non avere prospettive per il nostro Paese.
Firmato: Aneto