Tavullia. I tifosi invadono il paese del Dottore

valentino rossiUNO SPETTACOLO meraviglioso con una rimonta mozzafiato da talento indiscusso. Anche se Valentino Rossi, alla fine non ha vinto il titolo, per il suo popolo in giallo rimane non solo il migliore, ma un eroe. Così, ieri, ventimila persone, di tutte le età, provenienti da mezza Europa, hanno assediato Tavullia. I fratelli Sena, Roberto e Loris, partiti alle 4 di mattina da Mantova per essere tra i primi a Tavullia si aspettavano una gara epocale e l’hanno avuta. «Vale ha vinto lo stesso», è il mantra del popolo in maglia gialla, tra i corpi avviluppati in bandiere istrioniche che indugiano nello sciogliersi. «Credere che sia finita veramente così è dura», afferma il gruppone venuto da Bari. Dopo la gara le coloratissime parrucche indossate stonano con la nera espressione che ha preso il loro volto.
NON DANNO segno di voler riaprtire. La gara è finita da un po’. Il maxi-schermo continua ad aggiornare gli spettatori da Valencia. «Aspettiamo di sentire Vale – confermano i baresi –. Vogliamo applaudirlo: è un grande, per noi è sempre il migliore». A fine gara in piedi, pensierosi, ma saldi per attendere il collegamento con il Doctor sono in parecchi. E pensare che molte di queste persone, intuendo la straordinaria affluenza che ci sarebbe stata, si sono presentate a Tavullia di prima mattina. Se per l’attesa e la calca ‘solo’ una decina sono stati i maloriPochi malori. «A mezzogiorno – conferma il vicesindaco Alessandro Pieri – abbiamo inizato a preoccuparci per la quantità di persone che continuavano ad arrivare». Tantoché un’ora dopo Francesca Paolucci, sindaco di Tavullia, ha dovuto chiudere l’accesso al paese, sospendendo il servizio navetta. Nulla da ridire invece sui fuochi d’artifico voluti «a prescindere dall’esito della gara» proprio dal sindaco. Le ragioni sono almeno due: il fragore pirotecnico è stato tale da coprire le fastidiose parole di entusiamo rilasciate da Marquez nelle interviste rilanciate dal maxischermo. Il secondo motivo lo spiega Adriana Serafini, tavulliese doc, sessantenne, vestita “46” dal cappello al calzino fino alla scarpa. «Conosco Valentino, l’ho visto crescere – racconta orgogliosa – è di una grande umanità ed è un grande campione. Marquez ha fatto da guardia del corpo a Lorenzo, giocando sporco. L’abbiamo visto tutti, Vale ha vinto comunque».
«PRIMA che gli sportivi digeriscano il ‘biscottone’ chissà quante generazioni dovranno passare», osservano Marco, Diego, Gabriele e Donato partiti da Milano con camice bianco, borsalino e circuiti di gara disegnati sulla schiena. «Siamo delusi? Sì – dicono –. siamo delusi in quanto sportivi. Quello che è accaduto in questo fine mondiale è vergognoso… ».