Tecniche da lavaggio del cervello da Agenzia Entrate

L’ultima trovata della strategia di marketing è la raccomandata che l’Agenzia delle entrate ha inviato agli ex iscritti all’Aire, l’Albo degli italiani residenti all’estero, e contemporaneamente nell’Anagrafe della popolazione residente in Italia.

Invita tutte le persone, già residenti fuori dei confini italiani e poi tornati, a dichiarare “tutti i redditi di fonte estera soggetti in Italia all’imposta personale del reddito o ad imposta sostitutiva delle imposte sui redditi; gli investimenti e le attività finanziarie suscettibili di produrre redditi di fonte estera imponibili in Italia…”.
La pena per non adempimento è compresa tra il 133% e il 266% della maggiore imposta dovuta per omessa indicazione dei redditi, tra il 10% e il 50% d dell’ammontare degli importi non dichiarati per quanto concerne gli investimenti.

I destinatari della minacciosa comunicazione dello stato non sono solo i pesci più piccoli diligentemente iscritti come residenti all’estero e che in realtà non possono ‘scudare’, ma anche e soprattutto chi, residente in Italia, dispone di capitali all’estero non dichiarati.
Insomma, come natura insegna, dove stanno i pesci piccoli, arrivano anche quelli grossi. Con questo passo, l’Agenzia delle entrate vuole dimostrare la sua severità nei controlli e la sua minuziosa capillarità nell’applicare la legge. Lo scopo ultimo è intimorire quei capitali che potrebbero fruttare molto rimpatriando, mettendo i beneficiari con le spalle al muro e obbligandoli a scudare.
Ma c’è a chi lo scudo fa comodo davvero: tutti quei piccoli imprenditori che producono ‘nero’ i cui proventi sono depositati proprio in Italia e non all’estero. Questi potrebbero sfruttare artificiosamente lo scudo per ottenere un condono che mai altrimenti si sarebbero sognati.
Tuttavia, una volta fatti i bravi bambini ligi alle leggi, i piccoli-medi imprenditori certo non potranno depositare il nuovo ‘nero’ nella banca dietro l’angolo.

fonte ticino finanza