La crisi in Medio Oriente si intensifica. Un alto funzionario iraniano, intervistato dalla CNN, ha lanciato un durissimo avvertimento alla comunità internazionale: “L’Iran intensificherà i suoi attacchi contro Israele e colpirà tutte le basi regionali appartenenti ai Paesi che proveranno a difenderlo.”
Una dichiarazione che lascia pochi margini all’interpretazione e che segna un preoccupante inasprimento del conflitto tra Teheran e Gerusalemme, dopo l’ondata di missili e droni iraniani lanciati contro Israele nelle scorse ore e la successiva risposta militare di Tel Aviv con bombardamenti su Teheran e altre città iraniane.

La minaccia, rilanciata dai principali media internazionali, riguarda direttamente gli Stati Uniti, il Regno Unito e gli alleati occidentali presenti nella regione, i cui contingenti militari sono distribuiti in basi operative tra Iraq, Siria, Giordania, Bahrein e Qatar. Le parole del rappresentante iraniano sembrano prefigurare una possibile espansione del conflitto su scala regionale, con obiettivi che vanno ben oltre i confini israeliani.
Secondo alcuni osservatori, le parole di Teheran potrebbero essere indirizzate anche a Paesi arabi moderati, come Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita, che negli ultimi anni hanno rafforzato relazioni diplomatiche, commerciali e militari con Israele, soprattutto dopo gli Accordi di Abramo.
Nel frattempo, la Casa Bianca ha ribadito il proprio sostegno incondizionato a Israele, ma ha anche esortato alla massima prudenza per evitare un allargamento del conflitto. Fonti diplomatiche confermano che gli Stati Uniti stanno rafforzando la presenza militare nel Mediterraneo orientale e nel Golfo Persico, mobilitando mezzi navali e sistemi antimissile a protezione dei propri avamposti strategici.
La minaccia iraniana getta ulteriore benzina su un fuoco già acceso: i bombardamenti su Tel Aviv e Gerusalemme hanno causato un morto e diversi feriti, mentre l’operazione di rappresaglia israeliana ha colpito duramente infrastrutture nella capitale iraniana, nei pressi dell’aeroporto di Mehrabad, a Isfahan, Kermanshah e Karaj.
Il rischio di un conflitto su scala internazionale non è mai stato così vicino negli ultimi anni. La diplomazia è al lavoro, ma il clima resta incandescente. Le prossime ore saranno decisive per capire se si potrà tornare al tavolo del dialogo o se il Medio Oriente si avvierà verso un’escalation incontrollabile.