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(ANSA) – BOLOGNA, 25 NOV – Si deve escludere che “il moto
passionale che ha pervaso l’imputato al momento del fatto” possa
aver inciso in modo “necessariamente significativo” nella
consumazione del delitto. E’ la conclusione, al termine di un
lungo ragionamento, della Corte di assise di appello di Bologna
che a luglio ha confermato i 30 anni inflitti a Michele
Castaldo, che il 5 ottobre 2016 uccise a Riccione,
strangolandola, Olga Matei, la donna che lo aveva lasciato dopo
una breve relazione. L’appello bis era stato disposto dopo
l’annullamento della Cassazione della discussa sentenza che
citava la “soverchiante tempesta emotiva” per
concedere le attenuanti generiche e, di conseguenza, ridurre a
16 anni la pena.
A questo punto fermo la Corte, presidente e relatrice
Donatella Di Fiore, arriva dopo una lunga analisi anche sul
vissuto di Castaldo, che uccise la commessa di origine moldava
con cui da breve tempo aveva una relazione. La conferma della
sentenza di primo grado era stata chiesta dal sostituto pg
Valter Giovannini.
Nelle motivazioni si spiega, tra l’altro, che il timore di
abbandono che l’uomo diceva di avere, sentimento che “avrebbe
concorso a scatenare la ‘tempesta emotiva’”, espressione presa
da una perizia psichiatrica, in realtà, secondo i giudici, “confligge con la sequenza di indicatori di segno opposto
provenienti da Castaldo il quale, più volte, si era mostrato
pronto a interrompere la relazione”. Dopo aver smontato come
elementi significativi nella concessione delle attenuanti la
confessione e il tentativo di risarcimento, i giudici
sottolineano anche un “ulteriore fattore di segno negativo”: il
fatto che Castaldo agì in preda all’alcol. (ANSA).
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