La devastazione lasciata dal maltempo in Romagna, con centinaia di pini abbattuti dal vento, non sarebbe solo una conseguenza della furia della natura. A sostenerlo è la Lipu, che punta il dito contro le pratiche errate di gestione del verde pubblico, definite la vera causa della fragilità degli alberi crollati, in particolare a Milano Marittima.
Secondo l’associazione, i pini domestici colpiti dalle raffiche erano già indeboliti da interventi di potatura ripetuti nel tempo. In molti casi, si è fatto ricorso alle cosiddette “spalcature”, ossia il taglio progressivo dei rami più bassi. Questa operazione, denuncia la Lipu, trasforma la struttura originaria dell’albero, riducendolo a un tronco lungo e nudo sormontato da una chioma esigua: un assetto che espone maggiormente la pianta al vento e ne aumenta il rischio di schianto.
Il responsabile di Ecologia urbana della Lipu, Marco Dinetti, sottolinea che questa prassi è diffusa in numerose città italiane. L’effetto, aggiunge, è duplice: da un lato si compromette la stabilità naturale del pino domestico, dall’altro, in caso di crollo, si amplifica il raggio d’impatto.
La soluzione, per l’associazione, è un approccio opposto: lasciare che la pianta cresca in modo quasi spontaneo, intervenendo solo per rimuovere i rami pericolanti o che interferiscono con edifici e infrastrutture. Così il pino manterrebbe una chioma più globosa e una struttura compatta, qualità che ne aumentano la resistenza alle raffiche.
Le immagini riprese in elicottero dai Vigili del Fuoco dopo il nubifragio testimoniano la portata dei danni: file di alberi abbattuti lungo le zone costiere, uno scenario che per la Lipu è la prova tangibile delle conseguenze di una gestione errata protratta nel tempo.