Vladimir Putin ha ribadito la linea dura del Cremlino sul futuro dei territori contesi, affermando che l’Ucraina deve ritirarsi dal Donbass, altrimenti la Russia procederà per via militare. L’ultimatum giunge mentre il presidente russo, durante una visita a Nuova Delhi, incassa segnali concilianti dagli Stati Uniti in seguito all’allentamento delle sanzioni sulla Lukoil deciso dal Presidente Donald Trump. L’evoluzione degli eventi, tuttavia, alimenta la preoccupazione dei leader europei, in particolare Francia e Germania, che temono un progressivo abbandono del supporto a Kiev da parte della Casa Bianca.
La minaccia sul Donbass e la proiezione a Est di Mosca
Il leader russo ha riaffermato i suoi obiettivi strategici in un’intervista rilasciata a un giornale indiano, durante la sua missione diplomatica volta a consolidare il canale energetico con l’India. Putin ha sintetizzato la posizione russa sul Donbass e sulla cosiddetta “Nuova Russia” (i territori annessi) in termini netti, affermando che l’unica alternativa al ritiro delle truppe ucraine da quelle aree è la loro liberazione con la forza.
Sempre nel corso delle sue dichiarazioni, Putin ha rinnovato le accuse all’Alleanza Atlantica, definendo la sua espansione a est come una minaccia diretta alla sicurezza russa e confermando che l’accordo di pace resta “difficile” da raggiungere.
Il presidente russo ha espresso soddisfazione per l’incontro con il premier indiano Narendra Modi, apprezzando la sua determinazione nel non cedere alle pressioni internazionali che mirano a impedire l’acquisto di petrolio russo.
Il dialogo con gli USA e l’allentamento delle sanzioni
Decisamente più distesi sono stati i commenti di Putin nei confronti dell’amministrazione Trump. Il presidente russo ha descritto come “molto utile” l’incontro avuto con gli emissari americani Steve Witkoff e Jared Kushner, pur ammettendo che permangono divergenze su questioni chiave, tra cui la spartizione dei territori e le garanzie di sicurezza per Kiev. A quest’ultimo proposito, Mosca si è detta disponibile ad accettare garanzie, purché formulate in termini vaghi e con l’esclusione di un’adesione dell’Ucraina alla NATO.
Putin ha inoltre rivelato che Washington ha proposto di segmentare il piano di pace originale (articolato in 28 punti) in quattro pacchetti separati da discutere in dettaglio. Il leader del Cremlino ha apprezzato la “sincerità” di Donald Trump nel desiderio di risolvere il conflitto politicamente, non mancando di citare la prima bozza del piano americano, ritenuta favorevole agli interessi russi.
Il Presidente Trump, da parte sua, ha alimentato le speranze di Mosca mostrando di credere alle intenzioni di pace del Cremlino. Dopo l’incontro con Putin, Witkoff e Kushner hanno riferito a Trump che il leader russo “vorrebbe mettere fine alla guerra”. Come gesto orientato al ripristino delle relazioni commerciali, Trump ha parzialmente sospeso le sanzioni contro il colosso petrolifero russo Lukoil, permettendo alle stazioni di servizio del gruppo operanti al di fuori della Russia di continuare la propria attività.
La preoccupazione di Kiev e dell’Europa
Mentre gli emissari del presidente ucraino Volodymyr Zelensky sono tornati in Florida per ulteriori colloqui con la delegazione americana, la posizione conciliante degli Stati Uniti genera allarme in Europa. Soprattutto Francia e Germania temono che la Casa Bianca possa decidere di ritirare l’appoggio all’Ucraina, lasciando Kiev isolata di fronte all’ultimatum di Mosca sul Donbass.












